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SULLE TUE/SUE TRACCE n.4 (maggio 2000)
Carissimi amici, con la consueta locandina vi invio una
commemorazione: quella dell’inventore del pkzip, le cui inziali compaiono nel
PK.
Aveva ceduto gratis la sua scoperta; è morto attaccato a una bottiglia di
alcool, in squallida miseria.
Anche l’informatica ha i suoi caduti, anche
loro, come tanti, nemmeno conosciuti, anzi messi da parte e ammonticchiati con
gli altri.
Il mondo va avanti senza nemmeno ricordare i nomi di chi ha versato
lacrime e sudore per il suo cosiddetto progresso.
E’ storia antica, ma che si
ripete. Possa la luce della Pasqua entrare a rischiarare i ripostigli di questo
nostro mondo in attesa di redenzione e di memoria,
che come aveva già capito
Walter Benjamin, proprio lui filosofo marxista, è ciò che costituisce il
connettivo della storia: una storia messianica che è in cammino.
Essa
attraversa passaggi per la redenzione...
A questo proposito vi segnalo la nuova
edizione de «I Passages di Parigi» di Walter Benjamin,
(rivisti e corretti
tanto nella traduzione quanto negli apparati critici Einaudi, pagg. 1216,
L.130.000)
(cf. lettera inedita di Th. W. Adorno a riguardo in Domenica
– Sole 24 ore (16/4/2000) p. 28).
Da Robert Leclercq ricevo Hermann Hesse: Transzendenz (aus: Glasperlenspiel)
Trascendenza, da: Gioco delle perle di vetro
Wie jede Blüte welkt und jede Jugend dem Alter
weicht, blüht jede Lebensstufe, blüht jede Weisheit auch und jede Tugend
zu ihrer Zeit und darf nicht ewig dauern. Es muss das Herz bei jedem Lebensrufe bereit zum
Abschied sein und Neubeginne um sich in Tapferkeit und ohne Trauern in
andre, neue Bindungen zu geben. Und jedem Anfang wohnt ein Zauber inne, der uns
beschützt und der uns hilft zu leben. Wir sollen heiter Raum um Raum durchschreiten, an
keinem wie an einer Heimat hängen. Der Weltgeist will nicht fesseln uns und engen, er
will uns Stuf’ um Stufe heben, weiten. Kaum sind wir heimisch einem Lebenskreise und
traulich eingewohnt, so droht erschlaffen.
Nur wer bereit zu Aufbruch ist und Reise, mag lähmender Gewöhnung
sich entraffen. Es wird vielleicht auch noch die Todesstunde uns
neuen Räumen jung entgegensenden. Des
Lebens Ruf an uns wird niemals enden... Wohlan denn,
Herz, nimm Abschied und gesunde! |
Come ogni fiore appassisce ed ogni gioventù cede
all’età, fiorisce ogni tappa della vita, fiorisce anche ogni saggezza e
ogni virtù a suo tempo e non può durare eternamente. Deve il cuore essere preparato al congedo ad ogni appello della vita e
pronto a dare nuovi inizi intorno a sé con coraggio e senza rimpianti a
darsi a nuovi legami. E al di dentro di ogni inizio abita una magia che
ci protegge e
a vivere
ci aiuta . Dobbiamo con gioia attarversare spazio dopo spazio
e a nessuno aggrapparci come a una patria. Lo spirito del mondo non vuole incatenarci e
stringerci, vuole sollevarci gradino dopo gradino, vuole ampliarci.. Appena ci acclimatiamo ad una fase della vita ci
abituiamo alla sua intimità corriamo pericolo di cadere nel rilassamento.
Solo chi è pronto alla partenza e al viaggio, può sottrarsi
all’abitudinarietà che paralizza. Forse perfino l’ora della morte ci lancerà
giovani in nuovi spazi. La voce della vita in noi non terminerà giammai. Orsù
allora, mio cuore, prendi congedo e guarisci. |
Da La
repubblica 29.4.2000
Pagina 18
Il genio del web muore in miseria
Trovato
in un motel il padre degli "zip" per Internet
Usa, Phillip Katz aveva messo in rete gratis la sua invenzione sperando in
guadagni mai arrivati
WASHINGTON (v.z.)
- Se i computers sapessero piangere oggi milioni di schermi sarebbero
arrossati, perché nel mondo del silicio è morto uno dei loro padri, un
genio, un pazzo. Un uomo che aveva sognato di diventare Bill Gates, e che di
Bill Gates era molto più geniale, se ne è andato in miseria, aggrappato a
una bottiglia vuota, in una lurida stanza di motel nel Midwest occupata da
spazzatura, scarafaggi, pidocchi e dai relitti della vita di un altro
"cercatore d'oro" caduto lungo i sentieri della corsa alla chimera.
A noi che non
siamo computers, il nome non dice nulla - Phillip Katz si chiamava, Filippo il
Gatto - ma era stato lui, chino una sera sul tavolo di cucina nella casa della
madre, ad avere l'idea che avrebbe spalancato per altri cercatori la miniera
d'oro di Internet.
Su quel tavolo
di cucina, Phil "the Cat" aveva avuto, un decennio fa, un'idea tanto
geniale quanto semplice, come sono spesso le grandi idee. Si era accorto che,
con la crescita galoppante dell'uso dei computers e della loro potenza,
stavano crescendo a dismisura anche le dimensioni dei "files", cioè
dei programmi, dei documenti, delle immagini, dei suoni, che i PC sono in
grado di generare e che la rete di Internet è capace di trasmettere da un
capo all'altro del mondo. Ma proprio l'enormità e la complessità di quei
"documenti" rendeva lentissima la loro trasmissione e ingombrava,
come mucchi di abiti smessi, lo spazio dentro le macchine.
Se soltanto si
fosse trovato un modo per rimpicciolirli, per "comprimerli" a metà
senza rovinarli, lo spazio disponibile nei computers, e il tempo di
trasmissione, si sarebbero automaticamente dimezzati, pensò "il
Gatto", dunque la lentissima "navigazione" in Internet sarebbe
divenuta più veloce. Pensate quanti posti potrebbe contenere un aereo se
tutti i passeggeri potessero essere ridotti a un terzo della loro dimensione,
imbar-_candosi.
Era la fine
degli Anni 80, era ancora il tempo romantico degli "hobbisti", degli
"hackers", dei ragazzi foruncolosi e geniali che si consumavano dita
e occhi su tastiere e vecchi monitors nella speranza di creare la "killer
application", il programma assassino che avrebbe spazzato via tutti gli
altri e avrebbe reso loro miliardari. Il coperchio di piombo delle mega
corporations alla Microsoft non era ancora calato sulla pentola della
creatività spontanea e Phil "the Cat" credette di avere trovato la
vena madre della fortuna.
In 159 notti
insonni, su un vecchio PC di cucina, scrisse il programma miracolo che avrebbe
raddoppiato la velocità e la capacità dei computer comprimendo ed espandendo
tutto quello che c'era dentro a un computer, come una fisarmonica. Lo chiamò
"PK Zip", PK come le sue iniziali, zip come la lampo che sigilla e
stringe bene il giubbotto, lo offrì gratis, o per pochi dollari simbolici, a
tutti i romantici della nuova religione informatica e aspettò che la gloria e
i soldi gli piovessero addosso.
Aspettava
ancora, la sera del 14 aprile scorso, quando tornò con un carico di
"cheap whiskey", di bourbon andante da alcolista, nella stanzaccia
di un motel da 40 mila lire a notte (film porno esclusi) alle porte di
Milwaukee, nel Wisconsin, dove ormai viveva tra le proteste dei vicini di
stanza che lo denunciavano puntualmente alla direzione e alla polizia per la
puzza, i parassiti, i pidocchi che lui sprigionava.
Se nella
confraternita degli apostoli del silicio il suo nome era venerato come quello
di un santo, la sua azienda non vendeva più nulla: molte altre società
comercialmente più abili avevano copiato la sua idea e l'avevano
rimpacchettata e venduta bene. Scriveva ancora, furiosamente, giorno e notte,
per trovare un altro programma "killer" che, questa volta, lo
avrebbe reso ricco e famoso come quel Bill Gates che lui, come tutti i
romantici delle chips, odiava e considerava soltanto un furbo mercante di
invenzioni altrui. Ma il solo killer che ha trovato era in quella bottiglia
vuota che i barellieri dell'obitorio gli hanno dovuto strappare dalle dita
prima di chiudere lo "zip" del sacco di plastica.
Non è vissuto
neppure abbastanza a lungo per vedere l'accetta dell'antitrust calare su Bill
Gates.