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Notiziario del gruppo giovani
(c/o d. G.Mazzillo e d. Bisu Benjamin – Contrada Sarre Tortora CS)

www.puntopace.net


 

Sommario

Anno 5, Numero 11
Marzo 2007

www.puntopace.net

 

Continuità e... novità

Dopo cresima: la strada che conduce alle Sarre

Momenti vissuti ...

Tutti in campo e... partita del cuore!       >>>  Le altre foto

Una piccola riflessione sulla pace

Intervista a DG

Neanch’io  ho paura

La festa di San Biagio

In lotta con Dio... superando noi stessi

Argomenti proposti per i prossimi incontri - Appuntamenti

Perché gridare?

 

Continuità e ... novità (d. Giovanni M.)

Carissimi, è vero, il notiziario di “puntopace” ricompare dopo un anno di distanza. “Troppo tardi!” - potrebbe dire qualcuno, ma il fatto è che quelli di voi che vi scrivevano abitualmente ora siete troppo lontano e probabilmente molto impegnati a preparare esami, tesi, tesine e quant'altro... A differenza di un anno fa, non abbiamo purtroppo che pochi vostri scritti da riportare. In compenso, però, alcuni di voi si sono laureati e altri sono sulla buona strada. In questo numero ci viene offerta  una lista di argomenti che a Novembre dell'anno scorso avevamo messo insieme, perché potessimo affrontarli in incontri da tenere mensilmente. Purtroppo per tanti motivi anche questi incontri non si sono tenuti. Anche qui aspetto vostri suggerimenti e proposte per sbloccare la situazione. Niente però impedisce che ciò che non abbiamo potuto fare finora non lo possiamo fare in seguito. Vedremo... In ogni caso, potremo però affrontarli via internet. Uno degli argomenti più scottanti:  l'importanza della Chiesa e i i suoi limiti umani è affrontato nell'intervista pubblicata in questo numero. Leggetela. 
Una cosa intanto è avvenuta ed è davvero significativa e il resto di questo numero lo dimostra abbondantemente. E' l'attivissimo gruppo dei ragazzi del “dopo-cresima”: più giovanissimi che giovani, che s'incontrano qui alle Sarre regolarmente tutte le settimane, insieme con me e con don Benjamin, per stare insieme, discutere, giocare, pregare, riflettere... Insomma tutto ciò che facevate voi ormai più grandi e che comunque dovrete in un modo o in un altro, almeno qualche volta all'anno riprendere a fare. Dal loro entusiasmo è nata l'idea di scrivere “qualcosa” per il “puntopace”. Qualcosa? Come noterete ne è venuto fuori molto più di qualcosa. Vi affido perciò questa pagine con la mia gioia per loro e per il loro impegno, sicuro che ciò costituirà motivo di soddisfazione anche per tutti voi e forse anche di sprono a fare qualche sacrificio in più, perché tutti riprendiamo a rivederci o almeno a sentirci più spesso. Con l'affetto di sempre, Vs. DG.

Dopo cresima: la strada che conduce alle Sarre: una strada verso il meglio di noi stessi, perché ci porta agli altri e...al Signore

(Clarissa Imperio)

In un clima di assoluta serenità e di partecipazione, una volta alla settimana, noi ragazzi del dopo cresima ci riuniamo tutti insieme all'eremo delle Sarre con don Giovanni e don Beniamino. Fieri di trascorrere del tempo con loro e loro con noi, i nostri pomeriggi e le serate passate insieme sono alimentati da risate, giochi, uscite in montagna, gare sulla spiaggia (come nell'ultima estate) e perché no? la visione di film o partite di calcio, insomma momenti di gioia e di allegria. Ma come in tutte le cose nella vita, non ci si deve solo divertire, perciò ci sono momenti che dedichiamo alla riflessione, alle conversazioni costruttive, ai confronti che ci aiutano a crescere. E di questi momenti ce ne sono tanti.

Ci mostriamo tutti partecipi e interessati, e molto spesso alla fine di ogni confronto nascono dubbi e domande, da approfondire e riprendere,  ma è  normale. Questo secondo me, significa che la partecipazione è stata attiva, ma tutto questo è dovuto anche alla bravura di don Giovanni e don Beniamino nello spiegarci il perché, il come e il quando, facendo sì che i momenti di perplessità svaniscano.

La lettura del Vangelo è il momento più importante di questi nostri incontri e le riflessioni ci guidano sempre più verso la strada del Signore. È lui il nostro esempio, è lui il nostro maestro, è lui il nostro migliore amico, insomma è lui la vera strada da imboccare per affrontare le difficoltà che la vita ci riserva. Noi adolescenti forse siamo più degli altri chiamati a farlo, senza lasciarci coinvolgere dalle cose poco importanti. Voglio concludere rivolgendo un particolare ringraziamento ai nostri  "don", perché da quando mi hanno indirizzata a seguire la via del Signore mi sento più forte e più matura.

 MOMENTI VISSUTI nel 2006

GRUPPO ESTIVO 2006
Camposcuola estate 2006
[Maria Angelina Matellicani - Iola Baliu]
 

 Come  ogni anno anche quest’estate noi ragazzi  insieme con i nostri "don"  e con le nostre animatrici Rosanna , Pierina  e Zia Minicuccia abbiamo  fatto un campo-scuola. E’ stata una bella esperienza stare tutti insieme, imparando cose nuove,commentando argomenti su cui non sempre ci soffermiamo  a riflettere. Ogni mattina ci incontravamo e così tutti insieme ci incamminavamo verso le Sarre, dove poi iniziavamo  il campo-scuola. Appena arrivati andavamo in cappella per pregare e riflettere su ciò che leggevamo. Abbiamo parlato  delle quattro virtù  cardinali:  prudenza, giustizia,  fortezza  e temperanza e delle tre virtù  teologali: fede , speranza  e carità. Le quattro virtù  cardinali sono state viste come i quattro   pilastri  della nostra vita  che ci aiutano a crescere nell'età  in cui viviamo. Per  ognuna  di queste  ci siamo soffermati a riflettere .

  La prudenza ci fa capaci  di vedere  alla luce  di Dio i nostri  comportamenti  e le nostre  scelte , confrontandoci  con la  vita di  Gesù. Dalla sua prospettiva possiamo capire  quali sono  le cose giuste da fare  nella vita.  La nostra animatrice ha portato una lampada come simbolo della luce che ci illumina. Il secondo  giorno abbiamo parlato della giustizia. Ognuno  di noi deve dare al    prossimo  ciò  che gli appartiene  poiché  ogni  persona è soggetto di diritti e di doveri. Come simbolo  della  giustizia   abbiamo  usato una  bilancia,  per  capire  che il nostro comportamento verso Dio  e il prossimo  deve equilibrarsi  allo stesso livello,  perché  come amiamo  lui   dobbiamo  amare anche il prossimo. Il  terzo giorno  abbiamo parlato  della fortezza che si esprime  nel  resistere  e nel  vivere  la virtù  della pazienza, rinunciando all’aggressività  dell’attacco. Gli  atteggiamenti  contro la virtù  della fortezza  possono  essere  la  noia, la tristezza,  la  superficialità, che  possono  provocare  comportamenti  poco puliti  ed edificanti, come  pensieri cattivi, violenze, cattiverie, visioni poco belle.

La fortezza cristiana non c’è   se non  siamo disposti anche a dare   la vita  per la fede. Essa mette in gioco realtà negative ma anche realtà positive come il coraggio. La fortezza è la virtù  che assicura la costanza  della ricerca  del bene. Come simbolo della fortezza abbiamo usato la bandiera della pace. La temperanza  è la capacità  di soddisfare  con   equilibrio e moderazione  i propri istinti  e desideri . Ci  porta  a scoprire  la gioia  della vita  e ad avere  serenità  e pace. Le tre virtù teologali sono carità, fede e speranza. La fede è  credere a ciò  che per amore Dio ha fatto per noi. E' la virtù  con la quale  ci si   abbandona  liberamente a Dio.

 

La carità  è la virtù  per la quale  amiamo  Dio  e il nostro  prossimo  come noi  stessi. La speranza è vivere  totalmente  abbandonati sulle tracce di Dio. Anche quest' anno  siamo riusciti  ad organizzare questo campo-scuola   che è stato  un aiuto  al rinnovamento  della  nostra  fede di ragazzi cristiani  e anche un approfondimento sulle cose ascoltate  prima della cresima, cioè  le virtù  teologali e le virtù  cardinali.  Noi ragazzi  siamo grati  ai nostri  animatori  e ai nostri sacerdoti che riescono a dedicare annualmente e anche settimanalmente incontri formativi per la nostra crescita.

    UNA PICCOLA RIFLESSIONE SULLA PACE
     (Maria Angelina Matellicani)

La pace è un sentimento interiore che ogni cristiano raggiunge solo quando avverte la presenza del Signore, una presenza  straordinariamente preziosa per il nostro cammino spirituale. Essa è  talmente importante che dobbiamo avere un desiderio molto grande di costruirla, poiché il mondo ha un gran bisogno di pace, ma non possiamo desiderarla  se non siamo capaci di sforzarci giorno per giorno  ad edificarla. Possiamo incominciare a farlo abolendo dai nostri  comportamenti  quotidiani ogni forma di violenza  nelle  parole, nei pensieri, nelle azioni, rinunciando a quei programmi  televisivi che di sicuro non trasmettono messaggi adeguati e positivi. Oggi nel mondo  c’è molta violenza  e questo ci fa capire che c’è una mancanza  di amore e di perdono. Non bisogna compiere  delle  azioni  vendicative,  ma prevenirle, purificando  il cuore e la mente  da ogni  pensiero  di odio, rifiutando  con coraggio  pensieri  cattivi. Ogni persona  dovrebbe  riuscire  a perdonare, poiché la pace  senza il perdono  non può esistere. Essa  va costruita  come ci insegna Gesù che proclama : “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio “.

Intervista a Don Giovanni Mazzillo,
(amministratore parrocchiale di Tortora)

[a cura di Clarissa I. e Iola B.]

Per quale motivo hai scelto la strada del Signore?

La strada del Signore  dovremmo averla scelta tutti perché tutti i battezzati sono chiamati a scegliere “la strada del Signore”. Forse non tutti sanno che i primi cristiani si chiamavano: “i seguaci  della via”. Così è stato scritto nel libro “Atti degli Apostoli” e si  intende che la via è Cristo. Egli ha detto: “Io sono la via, la verità, la vita”. È importante ricordare questo perché noi cristiani non siamo semplici seguaci di una dottrina, ma di una persona, cioè  Gesù. Forse però la domanda è un’altra, giusto?

Infatti, volevo chiederti come mai hai scelto la via del sacerdozio?

Allora la questione è un’altra, tu mi vuoi chiedere perché ho scelto questa forma particolare di seguire la via del Signore. È la via che noi chiamiamo del “Ministero Sacerdotale”  oppure “Ministero Ordinato”, perché è il ministero, cioè il servizio al popolo di Dio, che è collegato al sacramento dell’Ordine Sacro”. Sapevi che questo Sacramento fa parte degli altri Sacramenti?

Sì  lo so, infatti i  Sacramenti, se ricordo bene, sono: Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Unzione degli infermi, Ordine, Matrimonio. Però la domanda è: come ti sei accorto di essere chiamato sulla via del ministero sacerdotale?

Bene, allora ti devo dire che verso l’età di 14 anni ho cominciato a pormi la domanda se, vivendo come tutti gli altri, sarei  stato  felice… Non avevo una  risposta ancora precisa, però sentivo il bisogno di cercare qualcosa di più. Cioè qualcosa che non mi facesse pensare solo a una mia famiglia, una mia casa, una mia professione, ma mi facesse vivere per gli  altri, condividendo con loro una bella esperienza spirituale che proprio in quegli anni andavo facendo.

Di che esperienza si tratta?

Prima di rispondere facciamo un piccolo gioco, vediamo se sai indovinarlo proprio tu?

È un’esperienza simile a quella che stiamo facendo noi adolescenti, cioè scoprire insieme il Vangelo non come una dottrina, ma come una realtà vicina alla nostra vita?
Qualcosa di simile e forse anche qualcosa di più. In quegli anni frequentavo con i miei amici la parrocchia (c'era come parroco don Giuseppe Rinaldi) e facevamo incontri formativi come voi. Il nostro gruppo si chiamava “Gli aspiranti dell’Azione Cattolica”. Per fare questo non bisognava, né bisogna essere candidati a fare i preti, infatti di tutto il gruppo sono diventato tale soltanto io. Stando con gli altri ho però imparato tante cose. Per esempio a pregare da solo e con gli altri. Partecipando alle funzioni religiose quasi tutte le sere (allora la Messa era solo di mattina e in latino, mentre di sera c’era solo la benedizione eucaristica), ho cominciato a sentire che Gesù non era un personaggio lontano, al quale pensare ogni tanto,  ma un amico con cui parlare ogni volta che ne sentivo il bisogno. Molto più facile da raggiungere (e anche gratis) di quanto non fate voi con i telefonini con i vostri amici! Proprio questa esperienza di Gesù, come il più grande amico che non delude mai e che ha dato la vita per tutti noi, mi ha fatto porre la domanda se io non potessi fare qualcosa di più per lui e per gli altri. Ho risposto di sì e perciò ho deciso di entrare in seminario.

Pensavi di scegliere Gesù, ma sceglievi anche la Chiesa che lo rappresenta  e che dalla storia che stiamo studiando, abbiamo visto che si è messa sempre dalla parte dei più ricchi e dei più potenti?

Sceglievo Gesù come cerco di sceglierlo tutti i giorni, sapendo però che lui aveva lasciato una comunità sulla terra, questo significa infatti la parola “Chiesa”. Grazie a questa comunità io avevo incontrato Gesù, la sua parola, la sua presenza nei Sacramenti, e forse un giorno sarei stato un rappresentante della Chiesa come prete. Studiavo e ho studiato anch’io la storia, da questa ho imparato che non si possono dare giudizi così trancianti, cioè che tagliano di netto le cose, come se tutto il bene stesse da una parte e tutto il male dall'altra. Nella Chiesa ci sono stati e ci sono uomini potenti e amici dei potenti, ma ci sono stati e ci sono ancora uomini umili e vicini ai poveri: S. Francesco d’Assisi, S. Antonio, S. Francesco da Paola, S. Filippo Neri, S. Girolamo Emiliani, solo per portare alcuni esempi antichi. Questi e tanti altri non hanno avuto bisogno di rifiutare la Chiesa per vivere come Gesù, hanno vissuto così e basta. Hanno attinto dalla Chiesa, nei Sacramenti e nella parola di Dio, quel Gesù che essi hanno amato e servito negli altri, a partire dai più infelici. Anche questo è Chiesa e questi uomini l’hanno rappresentata meglio degli altri.

Sì, ma nella Chiesa ci sono stati e ci sono degli errori...

Credo di aver imparato che la Chiesa ha due aspetti fondamentali. È comunità di Gesù, ma allo stesso tempo è composta di uomini, e questi possono sbagliare e spesso hanno sbagliato. Ma anche tra loro ci sono stati e ci sono tanti altri che hanno fatto e continuano a fare del bene.

Tu hai parlato prima di felicità nel seguire la strada del sacerdozio, ora sei felice?

Il termine felice è molto impegnativo e io lo uso raramente. Però intendendolo come gioia che nasce dalla realizzazione di se stesso e dei sogni più grandi che uno ha, posso dire di esserlo.

 


NEANCH’IO  HO PAURA
(Lorella Verardi - Clarissa Imperio)

Tra gli argomenti che affrontiamo al Dopo Cresima, c’è quello della società in cui viviamo e di come possiamo cambiarla. Uno dei tanti argomenti affrontati, è stato quello della mafia, e uno di noi ha affermato che non si può fare nulla per sconfiggerla. E invece ci sono alcuni gesti, che sembrano insignificanti, ma  che possono cambiare il corso delle cose.           
T
utto ciò l’abbiamo capito guardando il film di Gabriele Salvatores: “Io non ho paura”. Ambientato tra gli ’70 in uno dei piccoli paesi del Sud, in uno dei caldi pomeriggi d’estate, Michele insieme ad i suoi amici e sua sorella abbandona pensieri e famiglia per giocare nelle infinite distese di grano della sua terra.
Un giorno la curiosità lo spinge a scoprire cosa si trovava lì vicino in una casa abbandonata. Trova, in un buco sotto terra, un bambino rapito da alcune famiglie, con l’appoggio di suo padre e di un "boss" senza scrupoli, venuto dal nord. Questo rapimento nato dalla criminale voglia di soldi da parte dei rapitori, fa nascere invece sentimenti di solidarietà, di amicizia e infine di volontà di liberazione nel piccolo Michele per il bambino rapito. Michele confuso non riesce a capire il perché di questo rapimento e tuttavia capisce una cosa: deve fare di tutto per liberare il bambino, anche rischiando la sua vita. Dimostra di non avere paura, a differenza dei grandi, e così grazie al suo aiuto, Filippo, il bambino rapito, riesce a rivedere di nuovo il “sole” e a salvare la sua vita. Michele invece, che all'ultimo istante è rimasto bloccato nel suo nascondiglio, rischia di restare ucciso proprio da suo padre, cui era toccato in sorte di "eliminare" il bambino. Il film è un atto di ribellione contro il fatalismo e la rassegnazione, ed è un invito anche per noi a non rassegnarci alle oppressioni degli ambienti in cui viviamo.

La festa di San Biagio  di nuovo a Tortora
[Antonella Lacava]

Finalmente dopo tanto tempo, abbiamo festeggiato San Biagio. Alcuni ragazzi del comitato di Tortora, come Filippo Matellicani, Antonio Laino, Nicola Pucci, Francesca Bruno, Roberta Maceri, Angela Matellicani, ecc. hanno organizzato una  festa in suo onore. Innanzitutto si è cominciato con la Santa Messa, poi  c’è stata la processione con la banda, arrivati in Piazza Pio XII, abbiamo assistito ai fuochi d’artificio. Dopo aver portato il Santo in tutto il paese, ci siamo fermati in piazza Plebiscito, portando la statua nella chiesa che stanno restaurando. Alla sera, in Piazza Pio XII , si è continuato il festeggiamento, è venuta una “famosa” cantante, che ha partecipato ad Amici, cantante “di grido” (ed ha gridato davvero tanto): Manola. Al tardi si sono esibiti due ragazzi che hanno cantato e ballato, e hanno trascinato il pubblico al divertimento quasi…totale. Infine la serata si è conclusa con meravigliosi fuochi d’artificio. Questa giornata è da ricordare ed è per questo che ne ho voluto parlare.
                                                                                                                  

                                                                                          
 In lotta con Dio... superando noi stessi (Iola B. - Giuseppe G. - Giovanni I. - Francesco G. - Sebastian)

Qualche volta, o forse spesso, non lo so, sembra che anche noi ragazzi lottiamo con Dio. Non perché vogliamo metterci contro di lui, ma perché ci sembra che egli ci tolga la nostra libertà. Stiamo perciò riflettendo con il nostro gruppo se questo è vero o se è invece una falsa paura.

Ci stiamo arrivando a tappe, aiutandoci con alcuni sussidi scritti per gli adolescenti. Lo scopo della prima tappa è di aiutare noi ragazzi a capire che a volte essere di cattivo umore è normale, ed è molto importante che scegliamo da noi stessi di diventare cristiani, senza pentirci mai di aver scelto di seguire Gesù. Una delle prime scelte che possiamo fare è andare a messa la Domenica, ma non più perché ce lo dicono i genitori o i grandi, ma liberamente, perché vogliamo vivere la nostra fede insieme con la comunità nella quale ci troviamo e perché  vogliamo ascoltare le parole del vangelo e prenderne esempio.

La seconda tappa ci ha fatto capire poi che tramite il vangelo possiamo riflettere su ciò che Gesù ha fatto per noi e quindi giudicare da noi stessi se  facciamo qualcosa di sbagliato. Abbiamo sempre  la possibilità di cambiare il  nostro modo di vivere e di riuscire ad amare davvero.

Alcuni di noi nella terza tappa hanno riflettuto sull'invito del Papa  a “spalancare le porte a Cristo”. E' un'espressione che vuol farci capire che dobbiamo avere un cuore sempre disponibile e aperto  con tutte le persone, senza fare discriminazioni.    


Argomenti proposti  il   3.11.2006
per i prossimi incontri del gruppo Puntopace


Orientativamente, quando non indicato diversamente:
ogni ultimo sabato del mese presso l’Eremo delle Sarre ore 15.30 si propone
un incontro con discussione cui seguirà la celebrazione insieme.

I prossimi appuntamenti sono:

Preparazione alla pasqua: Venerdì santo, giornata di riflessione
e di digiuno. Inizio ore 9:00; termine ore 17:00

Altri temi da discutere:

Come resistere alla banalizzazione della vita
(tra un cielo di fogna e  tv spazzatura quale Dio cerchiamo?)

Imparare a scegliere oltre le apparenze.
 
L’ incontro con l’ altro al di là del suo bisogno.(Il bisogno degli altri)

Testimoni in internet. (vedi Horeb n° 38,anno 2004, pag 84)

“Credo la chiesa”. Valori e limiti dell’istituzione chiesa.
 
È possibile seguire Gesù nella società di oggi?
 
Estate tempo di crescita o di disorientamento…

Attualità dell’annuncio del Natale:
“Pace in terra agli uomini”.

Perché gridare?
Non è meglio saper parlare con calma e rispetto?
Una bella storia.... di M. Gandhi


Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?". "Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro. "Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?". Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."
 

TUTTI in campo  e ....   PARTITA DEL CUORE

 1° edizione 1° maggio 2006
  al  campo sportivo ‘Umberto Nappi’ di Tortora

(Giuseppe Greco e Giovanni Imperio con la collaborazione di don Benj)

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Si può dire è l’inizio  di una nuova fase per la storia dei bambini, giovani adulti del centro storico di Tortora e dintorni. Tra le attività sportive che spesso facciamo è da ricordare "la partita del cuore del 1° maggio 2006". In questo giorno si è disputata la partita  tra ‘il clero cosentino’ e ‘l’amministrazione Comunale’ di Tortora. L'occasione era la festa di S. Giuseppe lavoratore. Quella mattina sembrava del tutto impossibile: il cielo era coperto di nuvole, però, forse anche per una buona parola di San Giuseppe, nel pomeriggio è uscito un bel sole che ha aperto i nostri cuori a una gioia immensa. Finalmente, è arrivato il momento tanto atteso e già dalle due del pomeriggio si assisteva a un movimento tutto particolare che era di attesa e di entusiasmo

Cosi, con il calcio iniziale alle ore 15.00, il primo match è stato tra i ragazzi di Tortora centro storico e la squadra femminile di Cosenza, ma occorre subito dire che i ragazzi hanno avuto la meglio. Il secondo grande match è stato tra ‘il clero cosentino’ e ‘l’amministrazione comunale’, con  la squadra comunale in gran forma, anche perché vi giocavano calciatori che in passato sono stati determinati per il paese. Insomma la squadra degli amministratori ha battuto quella del clero...   Questa giornata è risultata  davvero esultante per un vita di comunione, di fraternità e e di solidarietà, grazie i nostri organizzatori: l’assessore dello sport Antonio Chiappetta con la collaborazione del sindaco e tutta amministrazione comunale. Grazie anche a Don Giovanni Mazzillo  e il nostro vicario parrocchiale nonché commissario tecnico della squadra, Don Bisu Benjamin Aind. Da giornate come queste, anche se siamo in un campo sportivo, possiamo capire che il  gioco ci fa crescere nell’amore e nel rispetto per gli altri (i cosiddetti avversari) e ci dà la gioia  per riunirci e per stare insieme tra noi, riscoprendo l'importanza anche dell'amicizia con Dio, che vuole la nostra gioia e la nostra felicità... sempre.  clicca qui per le altre altre foto