Continuità
e ... novità (d.
Giovanni M.)
Carissimi,
è vero, il notiziario di “puntopace” ricompare
dopo un anno di distanza. “Troppo tardi!” - potrebbe
dire qualcuno, ma il fatto è che quelli di voi che vi
scrivevano abitualmente ora siete troppo lontano e probabilmente
molto impegnati a preparare esami, tesi, tesine e quant'altro...
A differenza di un anno fa, non abbiamo purtroppo che pochi
vostri scritti da riportare. In compenso, però, alcuni di
voi si sono laureati e altri sono sulla buona strada. In questo
numero ci viene offerta
una lista di argomenti che a Novembre dell'anno scorso avevamo
messo insieme, perché potessimo affrontarli in incontri
da tenere mensilmente. Purtroppo per tanti motivi anche questi
incontri non si sono tenuti. Anche qui aspetto vostri suggerimenti
e proposte per sbloccare la situazione.
Niente però impedisce
che ciò che non abbiamo potuto fare finora non lo possiamo
fare in seguito. Vedremo... In ogni caso, potremo però
affrontarli via internet. Uno degli argomenti più scottanti:
l'importanza della Chiesa e i i suoi limiti umani è affrontato
nell'intervista pubblicata in questo numero. Leggetela. Una cosa intanto è
avvenuta ed è davvero significativa e il resto di questo
numero lo dimostra abbondantemente. E' l'attivissimo gruppo dei ragazzi del
“dopo-cresima”: più giovanissimi che giovani,
che s'incontrano qui alle Sarre regolarmente tutte le settimane,
insieme con me e con don Benjamin, per stare insieme, discutere,
giocare, pregare, riflettere... Insomma tutto ciò che
facevate voi ormai più grandi e che comunque dovrete in un
modo o in un altro, almeno qualche volta all'anno riprendere a
fare. Dal loro entusiasmo è nata l'idea di scrivere
“qualcosa” per il “puntopace”. Qualcosa?
Come noterete ne è venuto fuori molto più di
qualcosa. Vi affido perciò questa pagine con la mia gioia
per loro e per il loro impegno, sicuro che ciò costituirà
motivo di soddisfazione anche per tutti voi e forse anche di sprono a
fare qualche sacrificio in più, perché tutti
riprendiamo a rivederci o almeno a sentirci più spesso.
Con l'affetto di sempre, Vs. DG.
Dopo
cresima: la
strada che conduce alle Sarre: una strada verso il meglio di noi
stessi, perché ci porta agli altri e...al Signore
(Clarissa
Imperio)
In un clima di assoluta serenità e
di partecipazione, una volta alla settimana, noi ragazzi del
dopo cresima ci riuniamo tutti insieme all'eremo delle Sarre con don Giovanni e
don Beniamino. Fieri di trascorrere del tempo con loro e loro
con noi, i nostri pomeriggi e le serate passate insieme sono
alimentati da risate, giochi, uscite in montagna, gare sulla
spiaggia (come nell'ultima estate) e perché no? la visione di film o partite di calcio,
insomma momenti di gioia e di allegria. Ma come in tutte le cose
nella vita, non ci si deve solo divertire, perciò ci sono momenti che
dedichiamo alla riflessione, alle conversazioni costruttive,
ai confronti che ci aiutano a crescere. E di questi momenti ce ne
sono tanti.
Ci
mostriamo tutti partecipi e interessati, e molto spesso alla fine
di ogni confronto nascono dubbi e domande, da approfondire e
riprendere, ma è normale.
Questo secondo me, significa che la partecipazione è stata
attiva, ma tutto questo è dovuto anche alla bravura di don
Giovanni e don Beniamino nello spiegarci il perché, il
come e il quando, facendo sì che i momenti di perplessità
svaniscano.
La
lettura del Vangelo è il momento più importante di
questi nostri incontri e le riflessioni ci guidano sempre più
verso la strada del Signore. È
lui il nostro esempio, è lui il nostro maestro, è
lui il nostro migliore amico, insomma è lui la vera strada
da imboccare per affrontare le difficoltà che la vita ci
riserva. Noi
adolescenti forse siamo più degli altri chiamati a farlo,
senza lasciarci coinvolgere dalle cose poco importanti. Voglio
concludere rivolgendo un particolare
ringraziamento ai nostri "don", perché da
quando mi hanno indirizzata a seguire la via del Signore mi sento
più forte e più matura.
GRUPPO
ESTIVO 2006
Camposcuola
estate 2006
[Maria Angelina Matellicani - Iola Baliu]
![](giocopalloncini.JPG)
Come ogni anno anche
quest’estate noi ragazzi insieme con i nostri "don" e
con le nostre animatrici Rosanna , Pierina
e Zia Minicuccia abbiamo fatto un campo-scuola. E’
stata una bella esperienza stare tutti insieme, imparando cose nuove,commentando argomenti su cui non sempre ci soffermiamo a riflettere. Ogni mattina ci incontravamo e così tutti
insieme ci incamminavamo verso le Sarre, dove poi iniziavamo il campo-scuola.
Appena
arrivati andavamo in cappella per pregare e riflettere su ciò
che leggevamo. Abbiamo parlato delle quattro virtù
cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e
temperanza e delle tre virtù teologali: fede
, speranza e carità. Le quattro virtù
cardinali sono state viste come i quattro
pilastri della nostra vita che ci aiutano a crescere nell'età in cui viviamo. Per ognuna di
queste ci siamo soffermati a riflettere .
La prudenza ci fa capaci di vedere alla luce di Dio i
nostri comportamenti e le nostre scelte ,
confrontandoci con la vita di Gesù.
Dalla sua prospettiva possiamo capire quali sono
le cose giuste da fare nella vita. La nostra animatrice ha portato
una lampada come simbolo della luce che ci illumina.
Il secondo giorno abbiamo parlato della
giustizia. Ognuno di noi deve dare al
prossimo ciò che gli appartiene poiché
ogni persona è soggetto di diritti e di doveri. Come simbolo della giustizia
abbiamo usato una bilancia, per
capire che il nostro comportamento verso Dio e il prossimo deve
equilibrarsi allo stesso livello, perché
come amiamo lui dobbiamo amare anche il
prossimo. Il terzo giorno abbiamo parlato della
fortezza che si esprime nel resistere e nel
vivere la virtù della pazienza, rinunciando
all’aggressività dell’attacco. Gli
atteggiamenti contro la virtù della fortezza
possono essere la noia, la tristezza,
la superficialità, che possono
provocare comportamenti poco puliti ed
edificanti, come pensieri cattivi, violenze, cattiverie,
visioni poco belle.
La
fortezza cristiana non c’è se non
siamo disposti anche a dare la vita per la
fede. Essa mette in gioco realtà negative ma anche realtà
positive come il coraggio. La fortezza è la virtù che
assicura la costanza della ricerca del bene. Come
simbolo della fortezza abbiamo usato la bandiera della pace. La
temperanza è la capacità di soddisfare con
equilibrio e moderazione i propri istinti e desideri
. Ci porta a scoprire la gioia della
vita e ad avere serenità e pace. Le tre virtù
teologali sono carità, fede e speranza. La fede è credere a ciò
che per amore Dio ha fatto per noi. E' la virtù
con la quale ci si abbandona liberamente
a Dio.
![](./calcio ''balilla.JPG)
La carità è la virtù per la
quale amiamo Dio e il nostro prossimo
come noi stessi. La speranza è vivere totalmente
abbandonati sulle tracce di Dio. Anche quest' anno siamo
riusciti ad organizzare questo campo-scuola che
è stato un aiuto al rinnovamento della
nostra fede di ragazzi cristiani e anche un approfondimento
sulle cose ascoltate prima della
cresima, cioè le virtù teologali e le
virtù cardinali. Noi ragazzi
siamo grati ai nostri animatori e ai nostri
sacerdoti che riescono a dedicare annualmente e anche
settimanalmente incontri formativi per la nostra
crescita.
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La
pace è un sentimento interiore che ogni cristiano
raggiunge solo quando avverte la presenza del Signore, una
presenza straordinariamente preziosa per il nostro cammino
spirituale. Essa è talmente importante che dobbiamo
avere un desiderio molto grande di costruirla, poiché il
mondo ha un gran bisogno di pace, ma non possiamo desiderarla se
non siamo capaci di sforzarci giorno per giorno ad
edificarla. Possiamo incominciare a farlo abolendo dai
nostri comportamenti quotidiani ogni forma di
violenza nelle parole, nei pensieri, nelle azioni,
rinunciando a quei programmi televisivi che di sicuro non
trasmettono messaggi adeguati e positivi. Oggi nel mondo
c’è molta violenza e questo ci fa capire che
c’è una mancanza di amore e di perdono. Non
bisogna compiere delle azioni vendicative,
ma prevenirle, purificando il cuore e la mente da
ogni pensiero di odio, rifiutando con coraggio
pensieri cattivi. Ogni persona dovrebbe
riuscire a perdonare, poiché la pace senza il
perdono non può esistere. Essa va costruita
come ci insegna Gesù che proclama : “Beati gli
operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio “.
Intervista a Don Giovanni Mazzillo,
(amministratore parrocchiale di Tortora)
[a cura di Clarissa I. e Iola B.]
Per quale motivo hai scelto la strada del Signore?
La strada del Signore dovremmo averla scelta tutti perché tutti
i battezzati sono chiamati a scegliere “la strada del Signore”.
Forse non tutti sanno che i primi cristiani si chiamavano: “i
seguaci della via”. Così è stato scritto nel libro “Atti degli
Apostoli” e si intende che la via è Cristo. Egli ha detto: “Io
sono la via, la verità, la vita”. È importante ricordare questo
perché noi cristiani non siamo semplici seguaci di una dottrina,
ma di una persona, cioè Gesù. Forse però la domanda è un’altra,
giusto?
Infatti, volevo chiederti come mai hai scelto la via del
sacerdozio?
Allora la questione è un’altra, tu mi vuoi chiedere perché ho
scelto questa forma particolare di seguire la via del Signore. È
la via che noi chiamiamo del “Ministero Sacerdotale” oppure
“Ministero Ordinato”, perché è il ministero, cioè il servizio al
popolo di Dio, che è collegato al sacramento dell’Ordine Sacro”.
Sapevi che questo Sacramento fa parte degli altri Sacramenti?
Sì lo so, infatti i Sacramenti, se ricordo bene, sono:
Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Unzione degli
infermi, Ordine, Matrimonio. Però la domanda è: come ti sei
accorto di essere chiamato sulla via del ministero sacerdotale?
Bene, allora ti devo dire che verso l’età di 14 anni ho
cominciato a pormi la domanda se, vivendo come tutti gli altri,
sarei stato felice… Non avevo una risposta ancora precisa,
però sentivo il bisogno di cercare qualcosa di più. Cioè
qualcosa che non mi facesse pensare solo a una mia famiglia, una
mia casa, una mia professione, ma mi facesse vivere per gli
altri, condividendo con loro una bella esperienza spirituale che
proprio in quegli anni andavo facendo.
Di che esperienza si tratta?
Prima di rispondere facciamo un piccolo gioco, vediamo se sai
indovinarlo proprio tu?
È un’esperienza simile a quella che stiamo facendo noi
adolescenti, cioè scoprire insieme il Vangelo non come una
dottrina, ma come una realtà vicina alla nostra vita?
Qualcosa di simile e forse anche qualcosa di più. In quegli anni
frequentavo con i miei amici la parrocchia (c'era come parroco
don Giuseppe Rinaldi) e facevamo incontri formativi come voi. Il
nostro gruppo si chiamava “Gli aspiranti dell’Azione Cattolica”.
Per fare questo non bisognava, né bisogna essere candidati a
fare i preti, infatti di tutto il gruppo sono diventato tale
soltanto io. Stando con gli altri ho però imparato tante cose.
Per esempio a pregare da solo e con gli altri. Partecipando alle
funzioni religiose quasi tutte le sere (allora la Messa era solo
di mattina e in latino, mentre di sera c’era solo la benedizione
eucaristica), ho cominciato a sentire che Gesù non era un
personaggio lontano, al quale pensare ogni tanto, ma un amico
con cui parlare ogni volta che ne sentivo il bisogno. Molto più
facile da raggiungere (e anche gratis) di quanto non fate voi
con i telefonini con i vostri amici! Proprio questa esperienza
di Gesù, come il più grande amico che non delude mai e che ha
dato la vita per tutti noi, mi ha fatto porre la domanda se io
non potessi fare qualcosa di più per lui e per gli altri. Ho
risposto di sì e perciò ho deciso di entrare in seminario.
Pensavi di scegliere Gesù, ma sceglievi anche la Chiesa che lo
rappresenta e che dalla storia che stiamo studiando, abbiamo
visto che si è messa sempre dalla parte dei più ricchi e dei più
potenti?
Sceglievo Gesù come cerco di sceglierlo tutti i giorni, sapendo
però che lui aveva lasciato una comunità sulla terra, questo
significa infatti la parola “Chiesa”. Grazie a questa comunità
io avevo incontrato Gesù, la sua parola, la sua presenza nei
Sacramenti, e forse un giorno sarei stato un rappresentante
della Chiesa come prete. Studiavo e ho studiato anch’io la
storia, da questa ho imparato che non si possono dare giudizi
così trancianti, cioè che tagliano di netto le cose, come se
tutto il bene stesse da una parte e tutto il male dall'altra.
Nella Chiesa ci sono stati e ci sono uomini potenti e amici dei
potenti, ma ci sono stati e ci sono ancora uomini umili e vicini
ai poveri: S. Francesco d’Assisi, S. Antonio, S. Francesco da
Paola, S. Filippo Neri, S. Girolamo Emiliani, solo per portare
alcuni esempi antichi. Questi e tanti altri non hanno avuto
bisogno di rifiutare la Chiesa per vivere come Gesù, hanno
vissuto così e basta. Hanno attinto dalla Chiesa, nei Sacramenti
e nella parola di Dio, quel Gesù che essi hanno amato e servito
negli altri, a partire dai più infelici. Anche questo è Chiesa e
questi uomini l’hanno rappresentata meglio degli altri.
Sì, ma nella Chiesa ci sono stati e ci sono degli errori...
Credo di aver imparato che la Chiesa ha due aspetti
fondamentali. È comunità di Gesù, ma allo stesso tempo è
composta di uomini, e questi possono sbagliare e spesso hanno
sbagliato. Ma anche tra loro ci sono stati e ci sono tanti altri
che hanno fatto e continuano a fare del bene.
Tu hai parlato prima di felicità nel seguire la strada del
sacerdozio, ora sei felice?
Il termine felice è molto impegnativo e io lo uso raramente.
Però intendendolo come gioia che nasce dalla realizzazione di se
stesso e dei sogni più grandi che uno ha, posso dire di esserlo.
NEANCH’IO
HO PAURA
(Lorella Verardi - Clarissa Imperio)
Tra gli argomenti che affrontiamo al Dopo Cresima, c’è quello
della società in cui viviamo e di come possiamo cambiarla. Uno
dei tanti argomenti affrontati, è stato quello della mafia, e
uno di noi ha affermato che non si può fare nulla per
sconfiggerla. E invece ci sono alcuni gesti, che sembrano
insignificanti, ma che possono cambiare il corso delle
cose.
Tutto
ciò l’abbiamo capito guardando il film di Gabriele Salvatores:
“Io non ho paura”. Ambientato tra gli ’70 in uno dei piccoli
paesi del Sud, in uno dei caldi pomeriggi d’estate, Michele
insieme ad i suoi amici e sua sorella abbandona pensieri e
famiglia per giocare nelle infinite distese di grano della sua
terra.
Un giorno la curiosità lo spinge a scoprire cosa
si trovava lì vicino in una casa abbandonata. Trova, in un buco
sotto terra, un bambino rapito da alcune famiglie, con
l’appoggio di suo padre e di un "boss" senza scrupoli, venuto dal nord. Questo rapimento nato dalla criminale voglia di soldi
da parte dei rapitori, fa nascere invece sentimenti di
solidarietà, di amicizia e infine di volontà di liberazione nel
piccolo Michele per il bambino rapito. Michele confuso non
riesce a capire il perché di questo rapimento e tuttavia capisce
una cosa: deve fare di tutto per liberare il bambino, anche
rischiando la sua vita. Dimostra di non avere paura, a
differenza dei grandi, e così grazie al suo aiuto, Filippo, il
bambino rapito, riesce a rivedere di nuovo il “sole” e a salvare
la sua vita. Michele invece, che all'ultimo istante è rimasto
bloccato nel suo nascondiglio, rischia di restare ucciso proprio
da suo padre, cui era toccato in sorte di "eliminare" il
bambino. Il film è un atto di ribellione contro il fatalismo e
la rassegnazione, ed è un invito anche per noi a non rassegnarci
alle oppressioni degli ambienti in cui viviamo.
La festa di San Biagio di nuovo a Tortora
[Antonella Lacava]
Finalmente dopo tanto tempo, abbiamo festeggiato
San Biagio. Alcuni ragazzi del comitato di Tortora, come Filippo
Matellicani, Antonio Laino, Nicola Pucci, Francesca Bruno,
Roberta Maceri, Angela Matellicani, ecc. hanno organizzato una
festa in suo onore. Innanzitutto si è cominciato con la Santa
Messa, poi c’è stata la processione con la banda, arrivati in
Piazza Pio XII, abbiamo assistito ai fuochi d’artificio. Dopo
aver portato il Santo in tutto il paese, ci siamo fermati in
piazza Plebiscito, portando la statua nella chiesa che stanno
restaurando. Alla sera, in Piazza Pio XII , si è continuato il
festeggiamento, è venuta una “famosa” cantante, che ha
partecipato ad Amici, cantante “di grido” (ed ha gridato davvero
tanto): Manola. Al tardi si sono esibiti due ragazzi che hanno
cantato e ballato, e hanno trascinato il pubblico al
divertimento quasi…totale. Infine la serata si è conclusa con
meravigliosi fuochi d’artificio. Questa giornata è da ricordare
ed è per questo che ne ho voluto parlare.
In
lotta con Dio... superando noi stessi (Iola B. -
Giuseppe G. - Giovanni I. - Francesco G. - Sebastian)
Qualche volta, o forse spesso, non lo so, sembra che anche noi
ragazzi lottiamo con Dio. Non perché vogliamo metterci contro di
lui, ma perché ci sembra che egli ci tolga la nostra libertà. Stiamo
perciò riflettendo con il nostro gruppo se questo è vero o se è
invece una falsa paura.
Ci stiamo arrivando a tappe, aiutandoci con alcuni sussidi
scritti per gli adolescenti. Lo scopo della prima tappa è di
aiutare noi ragazzi a capire che a volte essere di cattivo umore
è normale, ed è molto importante che scegliamo da noi stessi di
diventare cristiani, senza pentirci mai di aver scelto di
seguire Gesù. Una delle prime scelte che possiamo fare è andare a
messa la Domenica, ma non più perché ce lo dicono i genitori o i
grandi, ma liberamente, perché vogliamo vivere la nostra fede
insieme con la comunità nella quale ci troviamo e perché
vogliamo ascoltare le parole del vangelo e prenderne esempio.
La seconda tappa ci ha fatto capire poi che tramite il vangelo
possiamo riflettere su ciò che Gesù ha fatto per noi e quindi
giudicare da noi stessi se facciamo qualcosa di sbagliato.
Abbiamo sempre la possibilità di cambiare il nostro modo
di vivere e di riuscire ad amare davvero.
Alcuni di noi nella terza tappa
hanno riflettuto sull'invito del Papa a “spalancare le
porte a Cristo”. E' un'espressione che vuol farci capire che
dobbiamo avere un cuore sempre disponibile e aperto con
tutte le persone, senza fare discriminazioni.
Argomenti proposti il
3.11.2006
per i prossimi incontri del gruppo Puntopace
Orientativamente, quando
non indicato diversamente:
ogni ultimo sabato del mese presso l’Eremo delle Sarre ore 15.30
si propone
un incontro con discussione cui seguirà la celebrazione insieme.
I prossimi appuntamenti sono:
Preparazione alla pasqua: Venerdì santo, giornata di
riflessione
e di digiuno. Inizio ore 9:00; termine ore 17:00
Altri temi da discutere:
Come resistere alla banalizzazione della vita
(tra un cielo di fogna e tv spazzatura quale Dio cerchiamo?)
Imparare a scegliere oltre le apparenze.
L’ incontro con l’ altro al di là del suo bisogno.(Il bisogno
degli altri)
Testimoni in internet. (vedi Horeb n° 38,anno 2004, pag 84)
“Credo la chiesa”. Valori e limiti dell’istituzione chiesa.
È possibile seguire Gesù nella società di oggi?
Estate tempo di crescita o di disorientamento…
Attualità dell’annuncio del Natale:
“Pace in terra agli uomini”.
Perché gridare?
Non è meglio saper parlare con calma e rispetto?
Una bella storia.... di M. Gandhi
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi
discepoli:"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?".
"Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro. "Ma
perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente
il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra
persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro
tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce
bassa?". Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il
pensatore.
Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra
persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due
persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per
coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per
sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro
cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte
sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente
sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario
nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
E' questo che accade quando due persone che si amano si
avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete
non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole
che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in
cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la
strada per tornare."
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