Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net

Contro la guerra globale permanente -  Contro la terza guerra del golfo

Esattamente tre anni fa la Nato cominciava a sganciare bombe sulla JUGOSLAVIA. Era la "guerra Umanitaria" contro la "pulizia etnica". A tre anni di distanza 250.000 persone, cacciate dal Kossovo sotto gli occhi della Nato, sono profughe in Serbia senza speranza di ritorno; la Jugoslavia ha al collo il cappio del Fondo Monetario Internazionale; il Tribunale dell'Aja, tribunale dei vincitori, archivia come non provate e violazioni del diritto umanitario della Nato e riscrive una storia complessa addossando tutta la responsabilità ad un solo uomo (Milosevic). Intanto gli eserciti occidentali "vigilano" sui Balcani, dalla più grande base Nato dell'Europa dell'Est in Kosovo mentre sul "corridoio 8", asse di collegamento dell'Europa al petrolio del Caspio, sono iniziati i lavori.

Sette anni prima I'Iraq era stato "riportato ad un livello preindustriale", come ebbe a dire l'ispettore del Segretario Generale dell'Onu, Athisaari, da un bombardamento durato 40 giorni che distrusse tutte le infrastrutture civili.

A dieci anni di distanza 250 bambini iracheni continuano a morire ogni giorno per un embargo che non è stato tolto dopo la "liberazione" del Kuwait, mentre lo stesso embargo permette controllando il flusso di petrolio iracheno di influenzare i prezzi sul mercato internazionale del greggio.

Intanto le armate Usa "vigilano" sul Medio Oriente, principale riserva di petrolio del pianeta, lasciando che Israele massacri la popolazione civile palestinese e che Ariel Sharon, incriminato per genocidio per i massacri di Sabra e Chatila faccia saltare definitivamente ogni speranza di pace in PALESTINA.

Nel frattempo in Cecenia si combatte da anni una guerra sporca tra Russia e ribelli ceceni, sostenuti dall'occidente, ove palesemente, ancora, la posta in gioco sono  le riserve dell’oro nero del Caspio.

In AFGANISTAN la "guerra al terrorismo" continua, dopo aver fatto migliaia di morti civili e 200.000 profughi. Intanto gli eserciti si preparano a "vigilare" sul principale collegamento del petrolio centroasiatico con i mercati dell'est e la americana Unocal ha ripreso le trattative per la realizzazione dell'oleodotto; intanto in tutto il mondo occidentale le libertà civili sono minacciate, il territorio è militarizzato, il terrorismo si  sviluppa.

Tra qualche mese, la terza guerra del golfo che gli Usa stanno attivamente preparando, sarà presentata come una “guerra per la democrazia". Come per i signori della guerra afgani insediati a Kabul, a qualche generale Iracheno verrà data una improbabile patente di democraticità a           condizione che garantisca i contratti per lo sfruttamento dei giacimenti di greggio.

C'e un nesso  che connette tra loro queste guerre. Questa scia di SANGUE è sporca del PETROLIO che alimenta le economie occidentali.

Guerra umanitaria, guerra per la democrazia, guerra al terrori­smo, comunque siano state chiamate o giustificate, è un dato di fatto che, mentre non hanno risolto nessuno dei problemi che dicevano di voler risolvere, hanno portato vantaggi ai paesi industrializzati nel controllo dell'unica risorsa strategica che non sia già di loro diretta proprietà: l'ENERGIA.

La guerra inoltre si estende a tutti i livelli del vivere quotidiano, l'imperativo della guerra al terrorismo legittima la violenza di Genova e la RIDUZIONE DELLE  LIBERTÀ CIVILI, il "pericolo islamico" legittima la violazione dei diritti degli immigrati.

Intanto l'occidente, attraverso i brevetti, il WTO e l'accordo sulla proprietà intellettuale si vogliono garantire l'esclusiva sulle conoscenze dell'umanità, mentre la finanza transnazionale strangola con il DEBITO i paesi dell'Africa e dell'America latina e con la proposta dell'accordo multilaterale sugli investimenti si garantisce di poter estendere i mercati e gli investimenti delle MULTINAZIONALI su tutto il pianeta, distruggendo le economie locali ed allargando l'impoverimento crescen­te di tutto il resto del mondo. Per questo parliamo di "guerra globale permanente". Non ci troviamo di fronte a differenti guerre scollegate tra loro, ma ad un'unica "GUERRA PER IL PETRO­LIO",  cui l'ITALIA PARTECIPA producendo e vendendo le armi utilizzate nei conflitti, inviando bombardieri, appli­cando l'embargo all'Iraq, concedendo le basi militari ai bombardieri. Una guerra che rilancia l'industria bellica occidentale (antidoto alla crisi economica), e soprattutto ad una guerra feroce per imporre con La forza il dominio globale, il governo neoliberista del mondo impersonato dal G8. Lo stesso neoliberismo sotto l'imperio del mercato e della concorrenza tra imprese, sistemi sociali, uomini, donne chiede oggi in tutto il mondo di ridurre le tutele sociali, di precarizzare il lavoro, di privatizzare i servizi, di    limitare i diritti sindacali.

 

Chiediamo una nuova politica per un mondo senza guerra.

A partire dalla prossima finanziaria:

- subito la tassazione delle speculazioni finanziarie internazionali (Tobin tax)

- subito la cancellazione totale dei debiti dei paesi del sud del mondo

- subito il rispetto degli impegni di Copenaghen che impongono lo stanziamento

dello O,7% del PIL agli aiuti allo sviluppo

- subito la difesa della legge 185 contro i traffici di armi e la riconversione dell’industria bellica

- subito la trasformazione dell'esercito in esercito di sola difesa del territorio nazionale

- subito il ritiro dei soldati dall'Afganistan e dalle missioni di pace e la sostituzione con presenze civili di cooperazione allo sviluppo

- subito la revoca unilaterale dell'embargo all’Iraq e la non disponibilità alla Terza Guerra del Golfo

- subito la dichiarazione di disponibilità al riconoscimento dello stato di Palestina

- subito l’applicazione degli accordi di Kioto per la riduzione dei gas serra

Social Forum Italiano – Commissione Bastaguerra

Un mondo senza guerre è possibile solo se si abbandona la volontà di dominio.

Un mondo senza guerre è possibile con una nuova politica estera basata sulla

condivisione delle ricchezze.