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Giovanni Mazzillo (informazioni)                    <<< torna a www.puntopace.net



12 GIUGNO 1976. Quel cielo, di cui era un segno per la sua amabilità, disponibilità ed infinita dolcezza si riprende Amelia Mazzillo. Il 24 aprile del 2003 l'amministrazione comunale di Tortora ha voluto dedicare ad Amelia il parco giochi ubicato presso le scuole del centro storico di Tortora. Con il più vivo ringraziamento per l'amministrazione, aggiungiamo qui, insieme con un suo ricordo, qualche riga per coloro che non l'hanno conosciuta e non conoscono la sua storia. Amelia, sorella di don Giovanni Mazzillo, lasciò i suoi sogni di ragazza esuberante e piena di vita a 20 anni, per leucemia acuta mieloide. Era il 12 giugno 1976. Si era ammalata 3 anni prima. Quei tre anni furono una drammatica ed intensa palestra di vita non solo per lei, ma per quanti l'avvicinarono. Se ne andò alla fine con la consapevolezza, espressa esplicitamente a chi le stava intorno, che più che il numero degli anni conta l'intensità con la quale si vive. In altre parole, conta l'amore che fermenta qualsiasi momento che ci troviamo a vivere. Il ricordo del fratello ripercorre alcune tappe di quella storia, pubblicando solo ora la sua commossa rievocazione di alcuni anni fa. Amelia viene di solito ricordata nella messa che si celebra nel centro storico di Tortora il 12 giugno alle ore 18:30.

 

 

 

ANNIVERSARIO

 

È forse del fiume
il parlottio che s'ode a valle
o i cipressi che sovrastano i mirtilli
o le ginestre che addolciscono le forme
degli scoscesi rilievi di Calabria,
lì dove il mare nasce dai dirupi,
o è forse la sequenza dei vagoni
illuminati che vaga nella notte,
è la pace che si leva
sacra dai monumenti intorno...

 
Fioriva Giugno a festa
tra le carraie sotto il sole bianche
ed una terra sobria sotto un cielo terso
era tutto il nostro mondo,
la nostra fanciullezza e pochi giochi.
Crescemmo in fretta.
Dicevano tu parlavi da saggia
ed io precocemente inseguivo
più pensieri che sogni.
Lì dove pietre e cespugli difformi
segnano l’anima
per quanto dura una vita.

 
Poi andammo (o credemmo di farlo)
ciascuno per la sua strada,
mentre il villaggio ci portavamo dentro
e le stradine anguste
drappeggiate a festa tra profumi
di salvia e incenso:
passava il Corpo del Signore,
ed era ancora Giugno,
in mezzo a volti scolpiti dalla vita
e voci gaie di bambini.


Eppure un giorno ci ritrovammo
a inseguire un'impossibile speranza
su una strada verso Roma
nello stesso mese
con l'ambulanza che correva
in quel sole robusto
e noi sorridevamo per non piangere
e guardavamo intorno
per non incontrare
nello sguardo dell'altro
la stessa paura del domani.

 
Venne una breve stagione
fragile e serena
come i tuoi vent'anni.
Un sogno che sapevamo essere tale,
quelle poche volte che sedemmo insieme,
ricomposta la famiglia,
senza emigrati pur sapendo
che presto per sempre un posto
vuoto sarebbe rimasto.
 
È Giugno che ritorna
e quell'oscuro presentimento
ora è sofferto ricordo.
Che cosa ora tu senta
lì dove screpolate mura
fioriscono ciuffi di papaveri
chi può dirlo?
Forse la nenia di quel canto
smarrito nel sonno del mattino,
quando la tua preghiera silenzio
e la mia singhiozzo divenne.

(GMAZZILLO  Giugno 1982)

 

       OPACITA’


..... Il treno è già partito
e tu, sorella mia, dimmi,
dove sei arrivata, su quale binario aspetti
e da quanto tempo?
Linee che non si incrociano le nostre
eppure continuamente si cercano
senza riuscire ad afferrarsi.
Soltanto, copriti, se puoi,
ché la notte è ancora più fredda
quando l'amato è lontano
e non esiste alcuna possibilità di rivederlo.
Copriti, e guarda verso l'alto:
vedremo le stesse stelle;
 
e forse un giorno,
anche a noi, piccole creature,
che nulla pretendevano dalla vita
se non un po' d'amore ripagato,
forse, sarà dato anche a noi
di stare sempre l'uno accanto all'altra,
come le due stelle più brillanti
di ciò che chiamano i Gemelli:
per sempre ed in silenzio.
 
Colui che ora tace come te dalla croce,
nell'attimo in cui ogni parola si spegne
e solo il cuore è tagliato pezzo a pezzo,
potrà concedere anche a noi
di guardarlo senza più tremare,
di sorriderci finalmente, stanchi,
dopo tanta attesa,
e non avendo più paura di pronunciare
l'impronunciabile parola "leucemia",
di guardare incantati con quegli occhi
rimasti una mattina spalancati
a contemplare l'Invisibile.
(Agosto 1995)

UN ANNO IN MENO
Un anno in meno,
ancora uno,sorella mia,
e tra le stelle più brillanti, a frotte a frotte,
ho scrutato le pleiadi,
le sette figlie d'Atlante
sorelle finite in cielo,
come i gemelli,
come te, Amelia cara,
e ho affinato lo sguardo
più che ho potuto...
ricordi quando chiedevi
di guardare in alto per te
e di dirti cosa vedessi?
Ed io scrutando ancora,
come oggi, come sempre,
ciò che non si vede,
ti dicevo sì che qualcosa ci attendeva
oltre ogni cercare,
ma che anche i miei occhi
a volte erano stanchi
e tu sorridevi non comprendendo,
perché ero il fratello più grande,
il fratello forte, che non piange
e guarda dritto nel cielo
 
Oh no! Ora lo sai quanto
quell’ultima festa, quelle nozze alle quali
volesti arrivare vestita a sposa,
mi sia costata, quanto anche per me
quel cielo sia diventato impenetrabile
ma non per questo smisi di amarlo
e ancora oggi tra le luci
accese dalla notte più buia
vado cercando...
quel cielo che risplendeva
tra i bambini dell'ematologia
e noi due quasi dimentichi d'esser lì
per lo stesso motivo,
li guardavamo insieme con infinita dolcezza
come cullandoli in un lungo addio.
Ora guardiamo ancora insieme,
sebbene da differenti prospettive
ed il dolore ancora vivo e presente
è forza d'andare avanti.
Un anno in meno dunque,
prima di ritrovarci dopo tanta attesa
quando all'incontro non diremo nulla
noi figli di contadini
schivi persino di gioire
come del dolore che portano in cuore,
mentre vanno, pleiadi silenziose,
vicine e lontanissime,
nella notte di giugno
(12.06.96)