Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net 

 

1 AVVENTO (2002)

da www.puntopace.net

Foglie su foglie avvizzite
cadono per terra come i tanti sogni,
di vedere questo mondo rinnovato
secondo quel regno
la cui semente tu hai gettato
in questo nostro mondo.

Siamo portati dal vento
troppo in alto o condotti
oltre le porte dell’abisso…
e così ci perdiamo.
Tu che sei il liberatore
non attendere oltre
e vieni in questa storia
che sarebbe già da tempo marcita,
se non ci fossero ancora
i sogni giovanili e quelli dei poeti
a immaginarla diversa.

Lo sai, il nostro pericolo peggiore
è che ci addormentiamo
nella nostra sazietà
di chi guarda al carico di dolore
e d’attesa solo come
da una comoda finestra

(Immagine di Cereo Barredo, in www.servicioskoinonia.org -
testo GM/01/12/02)

 

1) Isaia (63,16-64,7: brani scelti)

1. AVVENTO (b)Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue  vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Davanti a te tremavano i popoli, quando  tu compivi cose terribili che non attendevamo, di cui non si udì parlare da tempi lontani. Orecchio non ha sentito, occhio  non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quanti praticano la giustizia e  si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.  Siamo divenuti tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia tutti siamo avvizziti  come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per  stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei  nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani.  Parola di Dio!

2)      La nostra realtà umana. Tre immagini: le foglie, il vento, l’argilla.

Siamo forse effimeri, evanescenti, fragili?
 

La Parola di Dio: Dio non un’idea, ma un’esperienza

Tre bisogni corrispondenti

Persistenza
Consistenza
Resistenza

Paternità
Redenzione
Cura dell’uomo

 

Quale atteggiamento spirituale
è adeguato a ciò che la Parola suggerisce?

 

 


3) Vangelo di Marco (13,33-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E'  come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito,  e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a  mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico  a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».

Stare attenti
 

Vegliare

Attendere

 

Non lasciarsi sfuggire

Pensare ed agire (penso, quindi sovverto?)

Non attendere nulla e nessuno?
Attesa della vincita – Vincere l’attesa

i messaggi della natura

le occasioni di incontrare gli altri

riconoscere i “segni dei tempi”  

 

Pregare e lottare (i sogni “diurni”)

La custodia della casa:
il proprio cuore, la propria mente, la propria anima (singola e collettiva)

Tenerezza e determinazione
(Profezia e accoglienza)

 

 

Preghiera finale

 

Che io t’attenda, Signore,

senza pigrizia,

lavorando con le mie mani

e assecondando il lavoro

non solo con i miei pensieri,

ma con il miei sentimenti
      e la mia anima,

cosa questa, che talora

mi riesce più difficile.

 

Che io impasti il mio futuro,

come le mie  mani

impastano la creta

o ritagliano cartoni su cartoni;

 

ritaglia un orizzonte

nuovo nel mio futuro

e soprattutto nel mio presente,

 

Gesù, fratello buono,

che verrai anche per me

e per chi come te

ti ha atteso,

e ti attende in posti sbagliati.

 

Soprattutto fa’

che non si spenga

nella notte fonda

il lume della speranza.

Che io ritrovi la strada

che mi porta

al tuo incontro. AMEN (G.M.)

 

 

 

 

 

 

La prima domenica d'avvento ci invita a vegliare. La sonnolenza, l'accidia, l'indifferenza sono le nemiche peggiori dell'avvento. Lo sono non perché arrestino la venuta (adventum) di Dio nel mondo, ma perché impediscono di scorgerne e di capirne i segni premonitori. Rendono sordi ai suoi richiami ed insensibili  ai bisogni degli altri uomini e alla bellezza con la quale la natura ci rimanda continuamente al di là di essa e ben oltre noi stessi. Quando finalmente ci svegliamo possiamo essere condotti o troppo in là, nel regno etereo di una spiritualità disincarnata ed opportunistica, oppure sprofondare in una sorta di depressione, che ritiene tutto vano e tutto inutile. No, non ci siamo ancora! La liturgia (che da questa domenica comincia con il nuovo ciclo B) ribalta il nostro quieto vivere e ci riporta con i piedi per terra. Quelli che sanno camminare incontro agli altri e incontro a Gesù che viene.