Giovanni Mazzillo <info autore>     |   home page:  www.puntopace.net 

 29/08/2002 – Incontro a Cetraro

Il valore biblico-teologico della Fedeltà 

PREMESSA- Una prima osservazione dal punto di vista lessicale. Nella derivazione latina fedele (fidelis) deriva da fides, fede. Con l’evidente significato di mantener fede alla parola data. Non per nulla anche gli anelli matrimoniali si chiamano “fedi”. L’attenzione è posta sull’individuo, la sua costanza, la sua perseveranza. E’ un aspetto importante, ma non è che un aspetto.

I dizionari riconoscono alcune accezioni della fedeltà, termine che si fa risalire al secolo XIII; (fidelitas –atis). Il primo significato è la qualità di chi è fedele. Dalla sfera coniugale al mantenimento di una promessa. Un secondo significato gira intorno all’essere conforme all'originale, in quanto corrispondenza (di una copia di una traduzione, ecc.). Ciò sembra vicino a ciò che si adotta in fisica, sotto lo stesso nome come “proprietà di uno strumento di misura di dare sempre gli stessi valori in corrispondenza della stessa grandezza misurata”.  Tanto che in elettronica, si ritiene fedele  la proprietà di un dispositivo di non introdurre distorsioni in un segnale.  Da qui l’alta fedeltà.  Anche nel diritto si parla di fedeltà del come comportamento non lesivo da parte del lavoratore all'impresa dove questi lavora[1].

La fedeltà di Dio

Il concetto biblico della fedeltà è invece direttamente collegato a quello della verità[2]. Fedele è allora innanzi tutto Dio, che non si può smentire, perché è sempre se stesso. La verità è in ebraico ´ěmeth (132 volte nell’AT). La sua derivazione è dal verbo ´āman, dal significato di “essere fermo”, immutabile, degno pertanto di fiducia. L’opposto è šeqer che significa “inconsistente”, nullità e pertanto menzogna.

Stabilità e sicurezza sono in 2Re 20,19 = Is 39,8 e Ger 14,13 (pace e sicurezza, pace duratura).

Be´ěmeth significa a sua volta “in verità, veramente”.

Non di rado ´ěmeth  ha un senso religioso. Si riferisce a Dio, di cui è un attributo, anche insieme a hesed, che significa grazia.

Dio è “ricco di misericordia e di fedeltà” (hesed  e di ´ěmeth)  in Es 34,5-7:

   «Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».

La sua hesed  “dura per mille generazioni”. Nel salmo 89 nella promessa a Davide la fedeltà di Dio è affermata con forza:

Sal 89,27-34: «Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. Io lo costituirò mio primogenito, il più alto tra i re della terra. Gli conserverò sempre la mia grazia, la mia alleanza gli sarà fedele. Stabilirò per sempre la sua discendenza, il suo trono come i giorni del cielo. Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, se violeranno i miei statuti e non osserveranno i miei comandi, punirò con la verga il loro peccato e con flagelli la loro colpa. Ma non gli toglierò la mia grazia» (Cf. Mi 7,18-20; Zac 8,8).

All’ ´ěmeth è collegato il giuramento. Dio ha giurato infatti fedeltà.

Con la fedeltà di Dio è collegata l’idea biblica del rifugio e della protezione da lui prestati. Sicché Dio è scudo, roccia, fortezza.

 Sal 91,4-6 «Ti coprirà con le sue penne sotto le sue ali troverai rifugio. La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno». (Cf. Sal 54,7).  

La fedeltà di Dio si può riconoscere ben esplicitata chiaramente in 4 punti fondamentali.

Nel discorso di Mosè come fedeltà storica

in Dt 7,9: «Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti».

Come fedeltà di Dio al proprio popolo

in Dt 32,4: «Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto.

Come fedeltà a colui che è disprezzato dalle nazioni

in  Is 49,7: Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle  nazioni, al servo dei potenti: «I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto».

Come rifugio del giusto

in Sal 31,4-6: « Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele».

La fedeltà dell’uomo

E’ collegata ovviamente all’adesione alla fedeltà di Dio e ne è come il suo prolungamento nella vita dell’individuo e del popolo di Dio. Infatti troviamo: “servite il Signore con piena dedizione e fedeltà (´ěmeth), “con fedeltà e con tutto il cuore davanti al volto di Dio” (2Re 20,3; Is 38,3).

La fedeltà è nel camminare nella stessa direzione: “camminare in ´ěmeth” (1Re 2,4; 3,6; 2Re 20,3; Is 38,3; Sal 26,3; 86,11; Tb 3,5:

«Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità».

La fedeltà è nel fare la stessa fedeltà: 

Tb 4,6-7: «Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. Dei tuoi beni fà elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio (cf Tb 13,6; Is 26,10 Settanta. 2 Cro 31,20; Sir 27,9).

Anche gli uomini devono usare hesed we´ěmeth

Dal fatto che le Parole di Dio sono ´ěmeth, deriva che la loro osservanza da parte dell’uomo è anch’essa fedeltà

Nel NT ´ěmeth è aletheia, ma sebbene la verità è nel greco un emergere di ciò che era nascosto, lo sfondo rimane quello biblico.

Ef 4,21-25a: «Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile. Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. Perciò, bando alla menzogna».

La verità appare come genuinità, autenticità.

La fedeltà in quanto tale ricorre nel NT, ad esempio, nelle parabole sul servo fedele che ha saputo sovrintendere alla casa (Mt 24,45ss), o ha saputo ben amministrare i talenti (Mt 25,21). Ma è anche capacità di resistere nella prova:

Mt 24,11-13: «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato».

1 Cor 15,58: «Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore».

Attualità e difficoltà della fedeltà oggi

Mentre la fedeltà rimane un valore indiscutibile, per tutti i presupposti teologi considerati, la sua attualità fa fatica ad essere recepita, perché è mutata la concezione generale della vita. Nello schema concettuale dell’essenza che precede l’esistenza la fedeltà aveva un alveo naturale di comprensione, in quanto significava la persistenza oltre le mutazioni e nonostante il processo. Nell’attuale comprensione della vita come continua esistenza in fieri, sicché si può dire che l’esistenza precede l’essenza, la fedeltà rischia di non essere più capita. L’esperienza delle coppie e di altri casi di mutamento di stati di vita mostra la difficoltà a recepire la fedeltà come impegno preso una volta per sempre. In realtà occorre recuperare la fedeltà nel generale processo cui sembra consegnato il vivere umano come capacità di camminare con Dio, come sequela di Gesù. Come realtà da fare giorno per giorno nell’adesione sempre rinnovata alla fedeltà di Dio. Fedeltà è  insomma “Fare la verità” come insegna il Vangelo di Giovanni[3].

Tre dimensioni sembrano indispensabili per riscoprire la fedeltà come rotta da tenere nelle traversie più svariate della vita:

-            la contemplazione, come attitudine a cogliere, lodare ed ammirare l’amore fedele di Dio, che mai ci abbandona, mai si dà per vinto, mai si tira indietro nemmeno di fronte ai peggiori tradimenti dell’uomo e del suo popolo;

-            la meditazione, come capacità di cogliere l’agire di Dio nella propria storia individuale e nella storia collettiva;

-            l’azione, come riscoperta e pratica concreta che asseconda la fedeltà di Dio, per tracciare dei percorsi o anche solo per segnare un momento, uno spazio, una relazione attraverso cui passa l’amore fedele di Dio. Essere avamposti e segnacoli di una fedeltà che non si lascia sopraffare dai mutamenti, ma che nei mutamenti sa cogliere l’occasione per indicare il passaggio di una presenza, quella di Dio.

 



[1] Cf. Gedea 97 – voce fedeltà.

[2] Per le nozioni di base sulla verità come fedeltà cf. la voce verità in  J. BAUER (ed.), Dizionario di Teologia Biblica, Morcelliana, Brescia 19692.

[3] "Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Gv 3, 20-21).