RECENZIONI E PRESENTAZIONI di Dio sulle tracce del'uomo di Giovanni Mazzillo

 

* Presentazione di Fazio all'incontro ex alunni, Catanzaro 27/12/2012

Pasquale Fazio

Presentazione di “DIO SULLE TRACCE DELL’UOMO. Saggio di teologia della Rivelazione”
di Don Giovanni Mazzillo

 Prima di entrare nei contenuti del libro voglio subito esprimere un giudizio: è bello! Ne consiglio vivamente la lettura perché è davvero bello.
Non è un libro semplice, tratta di concetti filosofici e teologici e pertanto va letto con concentrazione cioè con attenzione mantenuta nel tempo.
Leggendolo in questo modo il lettore si accorge che, man mano che l’autore sviscera, sviluppa e spiega i vari concetti, il linguaggio diventa sempre più fluido, scorrevole, fino a diventare in certi punti addirittura poetico. E questa poesia ti trasmette un senso di pace interiore che è un’esperienza meravigliosa.

Ora provo ad entrare nei contenuti.
Quando sono venuto in contatto la prima volta con il titolo, “Dio sulle tracce dell’uomo”, sono rimasto piuttosto perplesso. Mi risultava abbastanza facile il concetto de “L’uomo sulle tracce di Dio”. Ma il pensiero di Dio sulle tracce dell’uomo mi metteva in ansia, temendo di dovere affrontare concetti più grandi di me.
Quando ho incominciato a leggere il libro non solo mi sono tranquillizzato ma sono rimasto affascinato dal riscoprire la più bella verità che interessi la nostra esistenza: Dio è Amore.
Dante definisce Dio “l’Amor che muove il sole e le altre stelle”. Questo libro ci fa conoscere un Dio che muove l’uomo, la natura, il cosmo affinché facciano un percorso che li porti a ricongiungersi a Lui in un incontro d’Amore.
Scopriamo, così, che la RIVELAZIONE è “il mettersi in cammino dell’Amore di Dio per poterci incontrare e salvare”.
 
Il libro incomincia con una Introduzione in cui l’autore definisce e spiega il concetto di Rivelazione:
Rivelazione come Relazione tra Dio e l’Uomo,
Rivelazione come “atto di comunicazione oltre che offerta di comunicazione da parte di Dio”,
Rivelazione come relazione che Dio stabilisce con l’Uomo, prendendo come parabola ed espressione la relazione interumana.
Provo a dire con parole mie: Dio è sulle tracce dell’Uomo perché ha posto dentro l’Uomo l’esigenza e la capacità di uscire dall’“Io” e aprirsi al “tu” e al “Tu”.
 
Il libro è diviso in due parti.
La prima parte, dal titolo “L’Epifania dell’altro”, tratta dei “presupposti della Rivelazione come momento di ricerca e di sintesi tra il nuovo che si è affacciato in Teologia e il valore fondamentale della relazione, attestato dalla Filosofia e dall’autocoscienza umana “.
I concetti espressi in questa prima parte sono stati ricercati non solo nella nostra esperienza religiosa ma anche in altre religioni e filosofie.
 La seconda parte, dal titolo “Dio si rivela come Amore” è un “approfondimento sulla natura, l’oggetto e il metodo della Rivelazione come autocomunicazione dell’Amore, ripensando il mistero di Dio che arriva al dono totale di sé”.
L’Uomo esce dall’”Io” per incontrare il “Tu”. Dio si fa Uomo in Cristo per realizzare con l’Uomo un incontro d’Amore. E il primo passo lo fa Dio.
Questo è un grande Mistero e tale rimane. Nel libro non c’è la soluzione del mistero ma la sua lettura ci aiuta a capire il senso di questo Mistero.
La prima parte del libro è, per me, quella più umana.
La seconda parte è quella più divina, dove l’autore, sempre partendo dallo studio dei grandi filosofi, anche di due grandi filosofi calabresi, Tommaso Campanella e Gioacchino da Fiore, arriva a descrivere l’incontro d’Amore tra Dio e l’Uomo nella storia, avvenuto con la morte di Cristo sul legno della Croce.
 
Ci sono due passaggi che mi hanno particolarmente colpito:
 il primo si trova nella prima parte: “Amore come responsabilità per l’altro”;
 il secondo, nella parte conclusiva del libro: “La Croce punto più alto della comunicazione dell’Amore”.
Mi piacciono in modo particolare perché trattano della sofferenza dell’uomo causata dall’uomo.
Da una parte troviamo l’atteggiamento dell’uomo verso il diverso, lo straniero, l’extracomunitario; dall’altra troviamo l’Amore di Dio che viene a redimere anche il peccato sociale.

Due capitoli mi sono risultati un po’ più difficili: il capitolo 3 “Rapporto tra Rivelazione ed esperienza e il capitolo 5 “Rapporto tra Rivelazione e storia”.

Su questi quattro capitoli vorrei rivolgere alcune domande all’autore, per entrare un po’ più in profondità, per quanto possibile, negli argomenti cui ho appena accennato e per aprire sugli stessi un po’ di discussione.

DOMANDE *
Se Dio è sulle tracce dell’Uomo, com’è possibile non salvarsi? Oppure l’uomo deve necessariamente lasciare la sua traccia perché Dio lo possa cercare?
Amore come responsabilità per l’altro.
Vuol dire che abbiamo il dovere di sentire l’altro come prossimo?
Vuol dire che l’extracomunitario, il diverso, piuttosto che farci paura devono essere considerati una Grazia di Dio?
Vuol dire che anche la natura è il nostro prossimo?
Ci può essere solidarietà nel male?
Ci può spiegare il rapporto tra Rivelazione e Storia?
 

* ALLE DOMANDE l'autore ha fornito le risposte, ma non sono state registrate

 Catanzaro 27/12/2012                                                                       Pasquale Fazio

 

Da ZENIT [ http://www.zenit.org/article-34467?l=italian]: ZI12121205 - 12/12/2012 - Permalink: http://www.zenit.org/article-34467?l=italian

Dio sulle tracce dell'uomo

Un saggio che riflette sulla rivelazione divina intesa come relazione e autocomunicazione del Dio-Amore di Robert Cheaib

ROMA, mercoledì, 12 dicembre 2012 (ZENIT.org).- Con il Concilio Vaticano II, la riflessione teologica cattolica sulla rivelazione ha segnato un passaggio importante da un modello istruttivo-dogmatico a un modello comunicativo-relazionale, da un modello proposizionale a un modello inter-personale. Questo passaggio è evidenziato nella terminologia scelta dalla Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum, la quale mostra che il contenuto della rivelazione è Dio stesso. Nella rivelazione Dio non si limita a manifestare i decreti eterni della sua volontàm , ma comunica se stesso «Deus Seipsum […] manifestare ac communicare voluit» (DV 6).

È vero che questa concezione non è una novità assoluta sullo scenario teologico. Circa 100 anni prima, la Costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I accennava tale autocomunicazione di Dio nella rivelazione con parole simili: «piacque alla Sua bontà e alla Sua sapienza rivelare se stesso e i decreti della Sua volontà» (Dei Filius, cap. II). Ma è vero anche che questa comprensione della rivelazione come auto-comunicazione non ha avuto una felice Wirkungsgeschichte (storia degli effetti) nella manualistica della prima parte del XX secolo. Ed è stata la ricezione della Dei Verbum a permettere questa svolta copernicana che non è altro che un ritorno all’essenza biblica della rivelazione di Dio che si è detto e si è donato nella storia sacra dei profeti e pienamente nel Figlio (cf. Eb 1,1; cf. anche Gv 3,16).

Il nuovo saggio di Giovanni Mazzillo – Dio sulle tracce dell’uomo. Saggio di teologia della rivelazione, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2012 – prende sul serio questa categoria auto comunicativa di Dio e coniuga la riflessione sulla rivelazione divina nella chiave della categoria di «relazione», in dialogo con i migliori esponenti della contemporanea filosofia del dialogo.

Avendo già parlato nel saggio precedente – L’uomo sulle tracce di Dio. Corso di introduzione allo studio delle religioni – della ricerca dell’uomo come esperienza religiosa, l’autore si propone nell’opera attuale di considerare la parte di Dio in quest’avventura.

È chiaro per Mazzillo che l’iniziativa di Dio non è successiva a quella dell’uomo e neppure condizionata da essa. Già il semplice fatto che l’uomo possa mettersi alla ricerca delle orme di Dio è un dono dall’alto. Il passo di Dio verso l’uomo è il primo passo e la rivelazione di Dio è «l’immeritato, gratuito e sorprendente mettersi in cammino dell’amore di Dio, per poterci incontrare e salvare».

Mettendo al centro dell’ermeneutica teologica della rivelazione l’esperienza e il concetto della relazione, il saggio incarna in un’articolata teologia della rivelazione l’accento particolare evidenziato dalla Dei Verbum, nella quale – come si è visto – si ribadisce che la rivelazione è l’autocomunicazione e la manifestazione di Dio che è amore. Così facendo il saggio focalizza l’attenzione su quanto costituisce il cuore della rivelazione (Dio stesso) e l’intenzionalità del gesto rivelativo di Dio (l’amore di Dio/l’amore che è Dio): «La rivelazione è l’autocomunicazione di Dio come amore che si dona e che resta in cammino».

Nella prima parte del saggio, cogliendo la valenza relazionale della rivelazione e la carica rivelativa della relazione – «se non c’è rivelazione senza relazione, non c’è nemmeno relazione che non sia anche contemporaneamente una certa forma di rivelazione» –, l’autore si dedica a una dotta ermeneutica della relazione umana considerata quale «parabola ed espressione di quella che Dio stabilisce con l’uomo», e pertanto quale fecondo avvio alla comprensione della fenomenologia della rivelazione divina. L’autore dialoga pertanto con le istanze della filosofia della relazione (Buber, Levinas, etc.) e con l’autocoscienza umana per tirare fuori le categorie dell’incontro e della relazione che possono aprirci all’analogia dell’autocomunicazione divina.

Nella seconda parte del saggio, intitolata Dio si rivela come amore, l’autore approfondisce la natura, l’oggetto e il metodo della rivelazione intesa come «autocomunicazione dell’amore». L’autore manifesta come nello svuotamento di sé nella rivelazione, Dio mostra «l’amore come senso dell’essere» e manifesta come il dono dell’amore non esaurisce l’essere del Donatore ma lo rivela e afferma giacché «Colui che è (cfr. Es 3,14) non solo è, ma è Amore, perché è Relazione e in Cristo ridiscende a ritroso la scala dell’essere fino a rinunciarvi volontariamente, svuotando se stesso e consegnandosi alla morte, il che significa propriamente la fine dell’essere. È quella fine che è però il compimento dell’amore e come amore risorge ed è e resta per sempre».

Il cammino della rivelazione si configura quindi non solo come rivelazione di Dio e neppure solo come rivelazione sull’uomo, ma anche come luce sull’essere che, per essere altrimenti, deve, spingendosi al di là di se stesso, essere inscindibilmente collegato alla relazione e al dono d’amore.

È possibile acquistare il saggio su questo link:
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* Recenzione di Carlo Cibien su "Vita Pastorale" (Luglio 2012) (cliccare per aprire il link)

* PRESENTAZIONE A FAGNANO CASTELLO

* PRESENTAZIONE A TORTORA