Ripartire da BARBIANA

torna a  www.puntopace.net

La visita a Barbiana è avvenuta nel contesto della Settimana della spiritualità della pace tenuta dalla Pax Christi Italiana a Firenze (Casa della pace) dal  4 all'8 agosto 2002.

Si è articolata in tre tappe fondamentali con una sorta di introduzione svoltasi a Vicchio al centro di documentazione "Don Lorenzo Milani". Le foto si riferiscono a questo e agli altri momenti sotto indicati. Per poterle vedere cliccare sulle voci sottolineate corrispondenti.

Il colloquio a Vicchio è stato con Nanni Banchi (falegname di Barbiana). Ci è sembrato non solo ben informato, ma  anche uno che ha assorbito ed elaborato il cuore del messaggio e dell'opera di don Lorenzo. Una delle foto lo mostra accanto a Carmine Campana.

Abbiamo potuto parlare anche con Mileno, ex alunno della scuola di Barbiana. Ci  ha raccontato della sua timidezza, di come era considerato uno zuccone e un buono a nulla, ovviamente bocciato dalla scuola pubblica, ma anche di come è stato recuperato dalla scuola di Barbiana, fino a  imparare le lingue straniere, a girare l'Europa e diventare sindacalista. Per pagargli il viaggio, come per altre spese per la formazione dei ragazzi - ci ha raccontato ancora, tra i brividi dell'uditorio - il "priore" non esitava a prendere i soldi tra quelli a lui mandati dalla famiglia e dagli amici per curarsi della malattia di cui successivamente è morto. Mileno ha risposto alle nostre domande con la concretezza e la determinazione della scuola da cui proviene. 

Giunti a Barbiana, abbiamo potuto sostare sotto quel pergolato dove Don Milani spesso si intratteneva con i i ragazzi. Abbiamo potuto visitare anche l'interno della scuola annessa alla canonica e di solito tenuta chiusa, per evitare che diventi un banale luogo di pellegrinaggio (questa l'intenzione, non da tutti condivisa, di un ex alunno che molti ricordano dagli scritti di don Lorenzo: Michele Gesualdi). Per nostra fortuna ci è stata resa accessibile e, sedendo non senza emozione, tra sedie e banconi in legno, come quelli delle foto dell'epoca, abbiamo potuto ripensare alle nostre Barbiane. Molti di noi, per la verità, erano stati o sono ancora impegnati in progetti educativi, di coscientizzazione e di cammino in avanti con differenti tipi di emarginazione e di povertà. In tutti si è risvegliata la consapevolezza che il famoso motto I care, "ho a cuore", non può essere ridotto a uno slogan, ma deve essere uno stile e una scelta di vita. Il crollo verticale di certa sinistra, ci è venuto di dire, è dovuto al fatto di non aver operato in tal senso. 

La sosta successiva è stata alla piccola chiesa di Barbiana, che sorge lì accanto, all'ombra di un alto cipresso. Non mancano visite di ammiratori dell'opera di don Milani, tra i quali spesso gli scouts.

Ci è sembrata significativa  in quei luoghi, che hanno avuto per  protagonisti ragazzi montanari emarginati,  la presenza di don Dante Clauser, prete trentino, che ha dedicato la sua vita ad altri emarginati (barboni, gente di strada ecc.) e qui anche ritratto alla Casa della pace, con parte del nostro gruppo prima della partenza. Nella chiesa l'ambone e l'altare: la mensa della Parola, parola da restituire ai poveri in forza della loro dignità e perché possano far valere i propri diritti e la mensa del Corpo e del Sangue di Cristo, che per i suoi poveri, diventato come loro, ha dato proprio tutto. Su una fiancata un dipinto che l'iscrizione latina sottostante rimanda a Giotto, nativo di Vicchio, insieme con il Beato Angelico. La nostra tappa in chiesa si conclude, mentre ci avviamo verso  l'uscita.

Era a Barbiana da appena un giorno, eppure don Milani volle subito comprare due metri quadrati di terra: quelli del piccolo cimitero poco al di sotto della chiesa. Un segno di determinazione e di condivisione: una scelta che indicava che quella gente sparsa nei casolari dispersi lì intorno lui non l'avrebbe più abbandonata. Don Lorenzo, morto di leucemia linfoide ha voluto essere sepolto lì. L'emozione ci prende tutti davanti a quella piccola lapide, Dante davanti a quella croce e gli altri. Non molto lontano c'è il tumulo di Eda, la perpetua, detta affettuasamente la priora di Barbiana. Guardiamo verso l'alto, poi entriamo nella cappella annessa, per un'ultima preghiera, una firma, un grazie, che risuona tra mille e ancora di più. Risaliamo verso la chiesa e la scuola.  Rientriamo colmi di gratitudine e con una conferma in più: quella di continuare a lavorare nella direzione della scuola di Barbiana, anche a costo di sedere un giorno in solitudine a contemplare un altro mattino che lentamente illumina il mondo.

torna a  www.puntopace.net