Un sostegno reciproco
(D. Giovanni M.)
Un momento del nostro pellegrinaggio a Trecchina (1/05/2007)
Carissimi,
l'ultimo numero (il nr. 11) porta la data di marzo 2007. Se
pensate che siamo alla fine di maggio, sembra incredibile che
siano già passati 2 mesi! Ma, come tutti sappiamo dall'esperienza
personale, particolarmente in primavera, il tempo
vola...
è
però ugualmente incredibile che siano passati solo due
mesi dall'ultimo numero di "Puntopace". Sì, perché negli ultimi
tempi il nostro notiziario usciva più o meno con scadenza
annuale. Uno dei motivi lo intuite da soli e la posta che
abbiamo ricevuto da voi fondatori del gruppo lo conferma.
Tutto si era un po' rallentato a causa della vostra partenza per
le sedi universitarie, del vostro lavoro, nel cosiddetto tempo
libero, e, non ultimo, a motivo dei sopraggiunti impegni anche
miei nell'assumere con don Benj la parrocchia del centro storico
di Tortora.
Quando mi rileggevo i numeri del Puntopace pubblicati, vi confesso che
anch'io provavo non solo nostalgia, ma anche un po' di
sconforto, con il disagio di chi avrebbe voluto fare molto di
più...
Ma come si sa, se si chiude una porta, Dio spalanca una finestra e la
finestra si è presto aperta, da quell'iniziale piccolo spiraglio
che era la simpatia, l'affetto di voi ragazzi del centro
storico, che ha cominciato subito a circondare me e poi con me
anche
don Benj, fin dal primo momento che Qualcuno ha voluto che io
restassi con voi al centro storico... Dico Qualcuno, con la
lettera maiuscola, perché ciò non era assolutamente nei miei
programmi, né in quelli del fraterno amico e collaboratore don
Benj.
Posso dirvi qualcosa di personale? Questo vostro affetto l'ho sentito intorno a
me, fin dal primo momento, e mi è stato di grande aiuto. Lo
avvertivo sulle strade del nostro amato paese nativo e intorno
all'altare, a cominciare da voi chierichetti e chierichette, che correvate a servire la messa, in quel marzo
del 2004... Un mese triste, perché
l'indimenticabile don Antonio il 2 marzo se ne era andato
all'improvviso, chiamato al cielo, mentre un'ambulanza lo
portava verso Catanzaro. Proprio verso la città, dove quel
giorno io mi trovavo e dove continuo ad imparare e ad insegnare
teologia. Dico "continuo a imparare e insegnare", perché anche
il mio è un
apprendimento che non finisce mai, mentre, per fortuna, almeno
l'insegnamento finirà... almeno quando dovrò andare in pensione.
Un mese triste - dicevo - perché, chiamato dal Vescovo a
provvedere spiritualmente alla comunità del centro storico,
subito dopo don Antonio, al quale ero anch'io molto legato,
vivevo contemporaneamente mesi dolorosi, accanto alla mia
dolcissima mamma, la quale si andava congedando
da questa vita e da me in particolare, che vivevo ormai con lei
tutto il tempo dopo le mie lezioni di Catanzaro... E così fu, il 9 giugno di quello stesso
anno...
Perché vi scrivo questo? Solo per dirvi che allora la vicinanza di voi
più grandi e l'entusiasmo di voi più piccoli mi sosteneva, come
mi sostiene anche oggi e mi faceva affrontare una nuova fase
della vita, in cui mi ritrovavo paradossalmente più solo e più in
compagnia con gli altri!
Ma è stato così che, con la venuta e la scelta di don Benj di restare a
Tortora, almeno per qualche anno, abbiamo potuto insieme
accettare questo nuovo incarico, circondati da persone e da voci, da storie e da volti.
Tra questi sono fondamentali per noi i vostri volti e le vostre
voci, di voi "più grandi", ma anche di voi più giovani e di voi
ragazzi. Di voi che nel "Puntopace"
siete entrati più recentemente, ma anche di voi che siete
stati i pionieri di quest'esperienza e che ne restate una
componente fondamentale. Insomma, per voi tutti, che sembra che
un po' della giovinezza riusciate a trasmetterla anche a noi e
per questo vi dico (e don Benj con me) vi diciamo grazie, perché
è bello vivere insieme le cose più belle, quelle che veramente
contano, come ci ricordate anche voi, Giusy e Jacopo, come ci
ricordate tutti e come vi auguro di ricordare sempre, Vs. DG.
L’esperienza
del corso biblico
raccontata da
Luigia Moliterni *
[Invito
e schema degli incontri biblici qui
(www.puntopace.net/ParrocchiaSPietroAp/IncontriBiblici/invito.htm]
Dall'inizio della Quaresima ogni
venerdì sera, a Tortora Centro Storico, presso la casa canonica,
don Giovanni Mazzìllo, nostro Amministratore parrocchiale, con
la collaborazione di don Beniamino, suo vicario, tiene un
incontro biblico con noi. Gli incontri consistono nella lettura
e spiegazione dei brani dei libri della Bibbia, a cominciare dal
libro della Genesi. Don Giovanni, per facilitarci il lavoro, di
volta in volta, ci dà un foglietto, sul quale riassume ciò che
legge e spiega, facendo riferimento anche a qualche brano del
Vangelo, degli Atti degli Apostoli, delle lettere di San Paolo e
ad altri testi del Nuovo Testamento collegati a quelli che
andiamo leggendo. Nel primo incontro ci presentò un'ampia
introduzione sull’origine e la formazione della Bibbia e sul
modo in cui va letta, prendendo spunto da un libretto scritto da
Carlo Carretto, del quale, ad ognuno di noi, diede una copia.
Iniziammo con la lettura e spiegazione dei primi capitolo
del libro della Genesi: "Creazione del mondo e dell'uomo, in
particolare", fino ad arrivare, attualmente, alla prova chiesta da Dio ad Abramo e alla morte e
sepoltura di Sara, moglie di quest'ultimo.
A dir la verità, è una Catechesi bellissima ed interessantissima,
in quanto ci ha fatto e continua a farci conoscere fatti e
personaggi dell'Antico Testamento, di cui fino ad ora avevamo
una conoscenza piuttosto limitata. Ad ogni incontro, chi vuole
può intervenire, facendo domande, oppure esprimendo le proprie
impressioni. Io, come alcuni sostengono, ritengo giusto parlare
delle origini della Chiesa già a cominciare da Abele, uomo mite
e buono, che, ucciso dal fratello Caino, versò il suo sangue
innocente; come Gesù, moltissimi secoli dopo. Spesso, rifletto
fra me e me: “Su questa terra, purtroppo, vi sono ancora tanti
Abele che vengono uccisi dalla mano di altrettanti Caino"?
Ciò
che ancora mi stupisce è la grande fede di Abramo che, pur di
obbedire pienamente a Dio, è pronto ad offrirgli in
sacrificio suo figlio Isacco. Dio però lo ferma e proprio da
questo ogni uomo dovrebbe capire che i figli e tutti gli esseri
umani non vanno uccisi,
ma rispettati, fin dal primo istante del loro concepimento.
Alcuni fatti e personaggi biblici potrebbero apparirci
sotto un aspetto negativo, ma anche in questi chi spiega sa
farci cogliere qualcosa di positivo.
Ritengo pure molto
istruttivo ciò che spesso don Beniamino ci racconta, riguardo
alle tradizioni della sua tribù indiana di appartenenza,
paragonando situazioni e usanze simili a quelle che leggiamo
nella Bibbia.
Don Giovanni, pur essendo teologo e abituato a un
linguaggio più tecnico, sa essere chiaro e semplice nelle sue
spiegazioni, sì da farsi capire perfettamente senza stancarci
affatto.
Grazie, carissimo don Giovanni, di quanto fai per noi! Lo
Spirito Santo ti illumini, per continuare ad essere un buon
seminatore della Parola di Dio e faccia sì che noi, insieme con
te, la sappiamo ascoltare e soprattutto mettere in pratica.
* Luigia è una non vedente, secondo
il nostro abituale modo di parlare, sa però scrutare le cose con gli
occhi della fede e con essa intravedere ciò che noi, i vedenti,
di solito non vediamo.
MOMENTI
VISSUTI TRA APRILE-MAGGIO 2007
I momenti vissuti
insieme in questi due mesi non sono stati pochi e a alcuni
li trovate in questo numero del nostro notiziario. Ma per i
più giovani, a parte
gli incontri abbastanza regolari del giovedì a casa di don
Giovanni e di don Benj, assolutamente da don dimenticare è la
partita del pomeriggio dell'Ascensione di domenica 20 maggio.
Non è stata l'unico evento "sportivo", ma lo riportiamo più
diffusamente perché è corredato di fotografie che ci aiutano a
riviverlo.....
Cominciamo con il
presentarvi i i calciatori scesi in campo
Con i palleggi di allenamento di
Danilo, instancabile
aiutante di Don Benj nelle partite dei più piccoli,
ma che gioca anche tra i grandi
Il calcio d'inizio tra Don Benj e qualcuno che
promette di essere un pezzo...grosso, mentre Sebastian sembra
guardare incuriosito...
Ed eccoli in azione, con un allenatore impegnato
a contendere il pallone ad Antonio
Finché il gioco non coinvolge tutti, soprattutto
Francesco...
E che gioco!
Volete sapere il risultato? Beh, non ve lo
diciamo, ma va oltre la decina per le due squadre, che quasi
quasi si equivalevano, o no, ragazzi?
Ah, dimenticavamo. Ecco qui "gli stranieri"
tutti insieme, che da noi non sono mai tali, perché siamo tutti
a casa nostra, anche in terra straniera e siamo stranieri anche
a casa nostra... Che vuol dire? Lo abbiamo imparato nel corso
biblico a proposito di Abramo, che più o meno diceva così. Puoi
approfondire l'argomento cliccando qui:
ABRAMO, forestiero in terra straniera
(testo 6)
(www.puntopace.net/ParrocchiaSPietroAp/IncontriBiblici/QuadroInsieme.htm)
ECCO MARIA DI MAGDALA, DISCEPOLA DEL
SIGNORE
[Riflessioni dopo la pasqua di Sonia De Francesco, Giovanni
Imperio,Antonella La cava, Jola Balliu, Erika Surace Giuseppe
Greco]
Uno dei personaggi femminili più importanti della Pasqua celebrata c’è sembrata
Maria di Magdala. La sua sarà stata certamente una storia
particolare. Era una donna cresciuta in un ambiente privo di
amore, dominato dalla forza, dall’ira, dalla passione, dal
desiderio di potere e ricchezza e tuttavia proprio lei, con
intraprendenza,
determinazione e forza d’animo, ha avuto il coraggio di
cambiare da donna fragile, insicura e peccatrice qual era, a donna
di fede e decisa sul da
farsi. Il Vangelo narra che Gesù le aveva cacciato i 7 demoni
prima che ella si fosse convertita. Troppi fatti sconvolgenti
dovevano aver portato un grande dolore a questa donna, ma l’incontro con
Gesù aveva cambiato radicalmente la sua vita.
Poi la passione e la morte proprio di quel Maestro, diventato il
riferimento più importante della sua vita, doveva aver sollevato in lei molte domande senza alcuna
risposta.
Fino a quella matttina di Pasqua, quando si era recata al sepolcro con gli oli
profumati, per ungere ciò che restava di Gesù: il suo corpo
martoriato. Camminando, un’infinità di pensieri attraversava la
sua mente, mentre rifletteva a lungo su tutto il bene che Gesù aveva
operato, sull'amore che egli aveva seminato, sulle tante persone
che aveva guarito e consolato, alle quali aveva asciugato le lacrime,
troppo bene aveva dato al mondo per meritare una morte cosi
terrificante, cosi atroce, cosi ingiusta… Inconcepibile riuscire
a comprendere il perché di queste azioni! Eppure Maria soffriva
in silenzio, era triste e confusa e nonostante ciò, continuava
ad amare Dio e a trovare in luiun po' di conforto. Giunta al sepolcro, rimase
però stupita,
vedendo che era vuoto e inizialmente pensava che qualcuno avesse
sottratto il corpo di Gesù. Ma improvvisamente il Signore si
presentò davanti ai suoi occhi: “era vivo”. Con grande
prontezza lei
corse ad annunciarlo agli apostoli Pietro e Giovanni... Gesù
dunque era vivo e l'amore era prevalso sulla morte.
Leggendo questo testo riusciamo a comprendere quanto l’uomo sia
ingrato, quando non riesce a capire il bene ricevuto. Gesù
aveva dato tutto se stesso perché tutti fossero felici, eppure
sembrava che ciò non fosse servito a nulla... Tuttavia la
risurrezione dà una nuova spiegazione di tutto: occorre
continuare ad amare e
sacrificarsi per gli altri, dare agli altri, amare gli altri,
perché tutto ciò ha un senso nella vita e nella risurrezione di
Gesù. è
proprio l'opposto di ciò che spesso capita a noi, quando facciamo tutto
solo per sentirci migliori degli altri, per essere felici da
soli, o addirittura per essere al di sopra di loro. Maria
Maddalena ci insegna che convertendoci a Gesù, ciò che veramente
conta è donare felicità agli altri, non perché gli altri la diano a noi e
non perché gli altri ci amino. Una conferma di queste
riflessioni , che forse sono state anche di Maria di Magdala è
venuta all’improvviso per lei, come può venire anche per noi: Gesù
è risorto e con lui l’avventura dell’amore ricomincia
da capo, perché l’amore non ha mai fine.
|
Scrive Giusy Mazzillo...
Con mia
grande gioia ho letto il nuovo numero di Punto Pace e
del ... rinnovo della redazione e del gruppo organizzativo. La
continuazione di un progetto che, viste le adesioni e il successo
del prima e del dopo, male male non deve essere!
La felicità però è stata accompagnata anche da un po’ di
tristezza, permettetemelo, perché mi riporta con la mente a
tutte le esperienze passate, alla mia adolescenza, a tutte le
persone che ho incontrato, alle risate, ai canti e soprattutto
all’incontro con la preghiera; esperienza unica, si potrebbe
dire, visti i tempi che corrono!
Quindi l’eremo delle Sarre che continuiamo a pensare come
un luogo di incontro con gli altri e soprattutto con noi
stessi.
Il piccolo grande eremo ci ha insegnato soprattutto a fare
i conti con noi stessi, a conoscerci meglio a capire la nostra
personalità vera e genuina e non distorta dalle tante vicende
della quotidianità. Grazie a questo, ognuno di noi è riuscito a
coltivare le proprie aspirazioni e le proprie passioni e con
questo fardello tutti noi ragazzi della vecchia guardia (devo
proprio dirlo?), abbiamo iniziato l’avventura dell’università e
a causa di questo e altro abbiamo dovuto man mano lasciare
spazio agli altri (e mi pare anche giusto!)
Questo senza dimenticare gli insegnamenti dell’eremo che non
terminano nel momento in cui mettiamo piede fuor della
cappellina, ma che rimangono fissi nel cuore e influenzano le
nostre scelte nella vita come gli studi oggi e un domani nel
lavoro.
A questo proposito vi elencherò i ragazzi del punto pace che
hanno fatto parte della “vecchia guardia”, con loro scelte in
campo universitario e di qualcuno il lavoro di tesi.
Maria
Chiara Mazzillo
Laureata
in Storia e Filosofia all’università di Cosenza, lavoro
di tesi
con titolo:
L’ESISTENZIALISMO DI JEAN-PAUL SARTRE:
DAL PESSIMISMO ALLA SPERANZA;
Adelina
Guerrera
Laureata
in Lettere Moderne all’università di Cosenza
Lavoro
di tesi con titolo:
PROGETTO MENS .L’INFLUENZA DEI MEDIA NELL’EDUCAZIONE;
Adriana
Cunto
studentessa di Dietistica a Siena;
Maria
Rosaria Imperio
studentessa di Economia Aziendale all’università di Cosenza;
Sergio
Tranchino
studente di Filosofia e Scienze della Comunicazione
all’università di Cosenza;
Jacopo Limongi (vedi il suo articolo dopo il mio)
studente di Economia dell'impresa e dei mercati all’università di Roma;
Marco
Mariano
studente di Economia all’università di Cosenza
Antonio
Benvenuto
studente di Chimica e tecnologia farmaceutica all’università di Salerno.
Ed
infine Giusy Mazzillo
laureata in discipline economiche e sociali
per la cooperazione lo sviluppo e la pace all’università di
Cosenza,
con
la
tesi:
EMAKUNDE
(GRUPPO FEMMINISTA BASCO). STORIA E INNOVAZIONI.
Termino con un grande augurio di godervi questa esperienza fino
in fondo come occasione di crescita e soprattutto come esempio
di vita vera, che non è l’inganno delle apparenze, nel riuscire a
cogliere la ricchezza dei contenuti.
Un
saluto affettuoso ai nuovi e ai … meno giovani, come noi,
Giusy
Una foto risalente al 2003
Scrive Jacopo Limongi
Ciao Don Giovanni,Don Beniamino e tutti i ragazzi del Punto
Pace!
Sono Jacopo, per chi non mi conoscesse sono uno dei "vecchi"
ragazzi del Punto Pace. Vi scrivo da una delle più belle città
del mondo “Roma”, anche se è tutt'altra cosa, completamente
diversa dal nostro bellissimo “Eremo”, con le sue belle vedute,
la sua tranquillità e soprattutto la religiosità e la Pace
spirituale che ti riescono a dare... con don Giovanni e don Beniamino.
Scrivo con tanta malinconia queste frasi, perché non potete
immaginare quanto mi mancano questi bellissimi momenti e a dir
la verità vi invidio un po’. Mi ricordo ancora quante belle cose
ho fatto insieme al nostro D.J...
Basta pensare quanti incontri
abbiamo fatto nell’Eremo per discutere su argomenti sempre
importanti, oppure quando guardavamo bellissimi film (anche se a
volte mi addormentavo, ma non perché i film erano noiosi, ma per
una mia invincibile stanchezza a certe ore della sera!). Ero
però ben sveglio per partecipare alla discussione dei loro
contenuti.
Tra i tanti ricordi: 2 bellissimi incontri con il
padre missionario comboniano Alex Zanotelli (a Scalea e a Sapri)
e per ultimo, ma non meno importante, il viaggio
Parma-Firenze, durante il qaule abbiamo alloggiato nella casa della Pace, e
proprio in questo viaggio abbiamo parlato con persone famose,
come Mons. Luigi Bettazzi, Romano Prodi (proprio lui, il
presidente del consiglio), i calciatoriMarchionni e Frey e
persone meno note, ma per noi non meno importanti, come Carmine
Campana (calabrese e direttore della Casa per la pace di
Firenze), Elidor (allora alle prese con una minaccia incombente sulla
sua vita, ma che è sconfitto, grazie a un trapianto di
midolo) e molti altri.
Purtroppo a causa degli esami non posso
essere con voi spesso e presto come vorrei, ma non vedo
l’ora che arrivi luglio per passare un po’ di tempo nel nostro
eremo insieme a tutti voi. Rivolgendomi a voi ragazzi, voglio
dirgli di non allontanarsi mai da DG e DB perché da
loro potrete imparare tanto.
Un abbraccio a tutti.
Jacopo
Un incoraggiamento da Fabio Di Palma
Cari ragazzi,
ciao a tutti! Non so se vi ricordate di me: sono Fabio, l’amico
di don Giovanni che studia teologia a Roma e che ogni tanto,
appena può, viene alle Sarre a trovarlo. Ho letto il notiziario
che avete inserito sul sito, e devo dire che mi ha impressionato
positivamente.
Intanto perché si vede benissimo che, con maestri come don
Giovanni e don Benjamin, vi state “costruendo” bene, ed è questa attenzione
alla propria e altrui crescita il primo requisito perchè questo
mondo diventi migliore di com’è, anche grazie al personale
contributo di ciascuno.
Sapete, la nostra società ci offre tantissimi modelli
di comportamento e di valori, e imparare a scegliere ciò che ci
aiuta davvero a crescere non è impresa facile! La nostra vera
fortuna è avere dalla nostra parte Gesù, il Maestro dei maestri, che
mettendosi a servizio di ciascuno di noi, ci guida verso la vera
gioia, se riusciamo a trovare i modi e i tempi per ascoltarlo.
Nel notiziario avete scritto cose importanti:
cominciate già a sentire che ascoltare la Sua Voce, la voce di
Gesù, spesso è una lotta, proprio perché quella Voce ci invita
senza stancarsi ad uscire fuori da noi stessi e dalle comodità
in cui ci adagiamo, a mettere da parte le altre voci che non ci
aiutano a crescere davvero, a lasciar cadere le tante piccole
bugie su cui silenziosamente costruiamo le nostre giornate e la
nostra vita, per lasciare che sia Lui a darci delle indicazioni,
a farsi la nostra Via per raggiungere quella Verità che è così
importante per noi, da sentirla, almeno in alcuni momenti,
scorrere nelle vene come Vita. E tutti conosciamo la gioia che
nasce nel cuore quando ci accorgiamo di aver capito qualcosa di
importante, di vero, qualcosa che ci dà più forza per vivere.
E poi mi è piaciuta molto l’intervista a don
Giovanni: però mi sono accorto che (non so se l’avete fatto di
proposito per qualche motivo), pur parlando della scelta di vita
sacerdotale, non avete mai usato la parola “vocazione”! Certo,
lo sapete già che ogni persona ha la sua vocazione, e che non
bisogna parlare di vocazione solo quando ci riferiamo a preti e
suore. Ma la parola “vocazione” ci ricorda qualcosa di
importante: che non siamo capaci di decidere da soli cosa fare
della nostra vita, cosa ci fa bene e cosa ci fa male, ma
possiamo solo imparare a riconoscere dei segni che Qualcun altro
ci dà ogni giorno, silenziosamente e con discrezione. Questi
segni li troviamo quando ci chiediamo cosa desideriamo davvero,
cosa ci appassiona e ci riempie di gioia, in cosa sentiamo di
voler impegnare le nostre energie anche a prezzo di sacrifici e
rinunce: è quella la strada della vocazione, che Dio ci indica
parlandoci dentro. E nella nostra ricerca sono importantissime
le persone che ci conoscono meglio, e che davvero ci vogliono
bene, perché sanno darci consigli e incoraggiamenti per il
nostro bene: i genitori, gli amici veri, e per voi certamente
don Giovanni e don Benjamin! Anche loro hanno seguito la strada che il Signore tracciava
loro nel cuore, aiutati dai consigli di altre persone.
Beh, dopo aver condiviso con voi le sensazioni che il vostro
notiziario mi ha lasciato, è tempo di salutarvi tutti con
affetto, sperando che potrò avere presto la possibilità di
venirvi a trovare. Ciao! FABIO
Ritiro del Venerdì santo. Le
nostre riflessioni in sintesi
I gruppo: La passione di Gesù
fa emergere i più diversi sentimenti dei discepoli
(Gruppo costituito da Don Benjamin, Adelina Guerrera, Clarissa
Imperio, Biagina Mazzillo, Biagio Limongi e Giuseppe Greco)
Dopo aver letto il vangelo di San Giovanni è emersa una
riflessione comune. Ci siamo soffermati con più attenzione sul
modo con cui Gesù affronta la morte. Egli ha piena coscienza e
consapevolezza di donare all’uomo peccatore la salvezza eterna, e
per questo non ha paura di morire. Questo gesto è visto da tutti
noi come un segno di amore infinito per l’uomo. Infatti Gesù
compie fino in fondo la volontà di Dio, poiché sceglie
liberamente di accettarla e non si ribella ad essa. In secondo
luogo la nostra attenzione si è soffermata sulla figura di
Pietro che assume un duplice atteggiamento. Nella prima parte
del vangelo sembra mostrarsi forte e coraggioso nel difendere
Gesù, in riferimento all’episodio del servo Malco; invece, nella
seconda parte, si mostra debole. Egli ha paura, nel momento di
difficoltà cade, mente e tradisce Gesù rinnegandolo.
L’atteggiamento di Pietro può essere paragonato a quello che
ognuno di noi assume quando nel momento dello sconforto e della
paura non crediamo fino in fondo alla grandezza di Cristo e
molto spesso ci ribelliamo alla sua volontà.
II gruppo: Riflessione sul processo
a Gesù
(COMPONENTI del gruppo Danilo Greco, Mariangela Aurelio,
Lorella Verardi, Sonia De Francesco, Giusy Mazzillo)
Il nostro gruppo ha analizzato la parte del Vangelo che narra il
processo a Gesù, soffermandosi sui personaggi e sulla
situazione. Ponendosi quattro domande, ciascun componente del
gruppo ha cercato di immedesimarsi e di capire meglio la
situazione che ha generato determinati comportamenti, che alla
fine si sono rivelati propri della natura umana.
PERCHE’ LA FOLLA E’ COSI’ CRUDELE
CONTRO GESU’?
Perché erano delusi e immaginavano Gesù come il liberatore dalla
schiavitù romana. Perché avevano paura del cambiamento radicale
che Gesù predicava, e questo aveva portato a una sorta di
accanimento. La folla ha questo tipo di comportamento
principalmente perché ha paura che i Romani si vendichino su di
loro.
COME VEDIAMO INVECE LA FIGURA DI
PILATO?
50% buona e 50% cattiva, perchè aveva paura di
mettersi contro la folla, però riconosceva che Gesù era
innocente. Rappresenta l’uomo e le sue debolezze, come quando
diciamo di credere e invece ci lasciamo sopraffare dal
materialismo.
II gruppo: La crocifissione di Gesù
(Componenti:
Donatella Limongi, Maria Angelina Matellicani, Antonella La
cava, Giovanni Limongi, Giovanni Imperio)
Noi
del terzo gruppo ,abbiamo discusso sul coraggio mostrato da Gesù
nel rimanere sulla croce nonostante la provocazione rivoltagli
dal centurione :”Salvi se stesso!”
Gesù, avrebbe potuto farlo ma ha voluto essere “umano” fino in
fondo per amore, annientando se stesso.
L’altra riflessione scaturita dalla lettura del vangelo è la
regalità che Gesù mostra nell’affrontare le umiliazioni così,
come pure ne è una dimostrazione il corpo rimasto intatto, che
non ha subito nessuno sfregio affinché si adempisse la
scrittura: ”Non gli sarà spezzato alcun osso”.
L’ ultima riflessione è stata fatta riguardo al coraggio
mostrato da Giuseppe di Arimatea nell’andare a richiedere il
corpo di Gesù, mentre precedentemente era prevalsa in lui la paura.
Una gita scolastica di alcuni di noi...
(Giovanni L. Danilo G. Marco S.)
Il
14/03/07 è stata per noi una giornata indimenticabile. Voi vi
chiederete perché. La nostra scuola media AMEDEO FULCO è stata
invitata a Giffoni per assistere ad uno spettacolo teatrale.
Alle 7 siamo partiti dalla nostra scuola eravamo tutti eccitati
e ansiosi di partecipare a questo evento, anche perché in
programma c'era la visita a un teatro... Una
bella musica ha allietato il viaggio. Poi ci siamo fermati
all’autogrill e alle ore 10 siamo arrivati a Giffoni ci siamo
accorti che non eravamo gli unici ad essere li; c’erano anche
altre scuole e la piazza davanti al teatro era affollata.
Soltanto a fatica quando è arrivato il nostro turno siamo
riusciti ad entrare. Una volta dentro abbiamo potuto assistere
allo spettacolo teatrale. Questo spettacolo trattava della
storia di Ulisse. La narrazione comincia mostrando Ulisse e suo
padre che non si conoscevano tra loro. Il momento in cui si
presenta l’occasione fu quando si stavano ritirando a casa
entrambi…avremmo voluto raccontarvi tutta la storia, che
procedeva in maniera talvolta divertente, talvolta epica… Ma
diciamo la verità, il problema è che non ce la ricordiamo
nemmeno noi per intero. Forse perché si era fatto tardi e
cominciavamo a sentire fame; così siamo andati a mangiare in un
locale sistemato per chi come noi si era portato la colazione da
casa. Tutti, dico tutti, addentavano panini e relativi
companatico con determinazione. Che morsi, ragazzi! Terminata
questa piacevole attività, ce ne aspettava un'altra, che non c’e
dispiaciuta affatto: la visione del film intitolato “Salvatore”.
Volete sapere la trama? Ora vela raccontiamo… in breve:
Salvatore Incatasciato, ragazzo siciliano, alla morte della
madre è costretto ad andare a lavorare con il padre per
mantenere sua sorella e sua nonna. Questa scelta lo costringe ad
abbandonare gli studi. Succede che, andando a lavoro,
incuriosito da un largo tubo che lascia cadere sassi, viene
salvato dal padre un attimo prima che vengano scaricate le
pietre. Salvatore però si trova ad assistere alla morte del
padre davanti ai suoi occhi. Dopo questo trauma, per portare un
po’ di soldi a casa, trova lavoro in delle serre di pomodori. Il
maestro della sua scuola comincia a preoccuparsi per il futuro
di Salvatore. Chiede il permesso al direttore per potergli far
seguire le lezioni domiciliari. Dopo una serie di avventure e
imprevisti, il maestro riesce a convincere Salvatore a tornare a
scuola.
Dopo la proiezione del film, con il presentatore del “Movie
Day’s”, abbiamo discusso sulla trama di questo film, che
assicuro personalmente, fa riflettere sulla nostra società e sui
problemi che son presenti ancora oggi. Il ritorno a scuola è
stato anch’ esso divertente. Insomma una GIORNATA
INDIMENTICABILE.
Pellegrinaggio alla Madonna del soccorso
(Giovanni Limongi)
Martedì
1 Maggio con la comunità parrocchiale siamo stati presso il
santuario della “Madonna del Perpetuo Soccorso“, situato sulle
alte e panoramiche montagne di Trecchina.
Il tempo non prometteva niente di buono, ma abbiamo deciso di
andare lo stesso, per vivere un'esperienza comunitaria anche
quando le condizioni esterne non sono quelle che noi ci
aspettiamo. insomma, come dice qualcuno ... per superare noi
stessi. E ce n'è stato il bisogno, perché c'era nebbia
dappertutto e la temperatura era piuttosto fredda; a scaldarci
ci pensavamo noi, scherzando, cantando e sforzandoci di
dimenticare il freddo. Quando la nebbia in alcuni tratti svaniva
per lasciare il posto alle valli ricoperte di prati verdi,
potevamo intravedere qualcosa, anche solo se per pochi istanti.
La cappella è stata raggiunta grazie alla bravura dell’autista
(che è riuscito a farci sostare nel piazzale che precedeva il
sentiero per raggiungere la cappella). Dopo aver cantato e celebrato la
messa, ci siamo recati al centro comunitario “Arcobaleno”, dove,
dopo un’allegro pranzo al sacco, abbiamo festosamente cantato
questa volta canti divertenti e popolari,
accompagnati dal suono della chitarra. Poi, per ringraziare il
Signore, abbiamo anche sostato e pregato nella chiesa di
Trecchina, per poi far rientro a casa... giusto quando comincia a
vedersi qualcosa e s'affacciava timido qualche raggio di sole.
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