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Notiziario del gruppo giovani
(c/o G.Mazzillo
Contrada Sarre Tortora – CS)

www.puntopace.net


 

 

Sommario
Esiste il male? Che cos'è?
 Lettera ad un giovane poeta di Rainer Maria Rilke
Lettera per la Quaresima
PRENDI NOTA E NON MANCARE

 

Anno 2, Numero 4

Gennaio/Febbraio 2002

 

 

 

Esiste il male? Che cos'è?
(d. Giovanni M.)

Esiste il male e che cos'è?

In uno degli incontri tenuti in autunno all'eremo delle Sarre, il gruppo "puntopace" ha chiesto di approfondire il tema del male. Sarà stato per la distruzione delle "Torri Gemelle", con il loro carico di sangue e di sofferenza e con la conseguente guerra scatenata dopo? Oppure per le scene quotidiane di violenza che soprattutto la televisione ci butta in faccia ogni sera? O ancora - da come ho capito tra le righe - per i film di pessima qualità che pescano nel torbido, propinando esorcismi, demoni, delitti inqualificabili e simili? In ogni caso il male c'è, è avvertito anche dagli adolescenti, che ne hanno voluto parlare. Anziché tenere una lezione sull'argomento, che sarebbe stata probabilmente poco proficua, ho cercato di affrontare il tema facendoli esprimere attraverso le risposte a un questionario con tre domande e con l'invito a scrivere una lettera a un amico immaginario, con la quale lo si invitava a superare un momento di dolorosa esperienza del male. Riporto innanzi tutto le domande e le relative risposte alle domande.

[Gruppo che partecipava al fine settimana in cui si è discusso l'argomento]

Prima domanda: Qual è secondo te la forma peggiore del male?

Alcuni hanno identificato il male innanzitutto nei nostri comportamenti umani, scrivendo che la sua forma peggiore è mettersi contro la volontà di Gesù; compiere qualcosa di grave contro un fratello; mettersi contro i comandamenti, assecondando i vizi capitali; avere comportamenti di sfiducia verso chi ti dà fiducia; non perdonare (2 risposte simili). Altri hanno visto il male peggiore in quello che lascia delle tracce interiori profonde (2 risposte); nell'ingratitudine; nella volontà (e peggio nella gioia) di danneggiare un altro; nell'indifferenza.

Seconda domanda: Da dove deriva il male?

Questa domanda aveva lo scopo di far riflettere sulle cause del male: Le risposte dicono che il male ha origine dal disprezzo di una persona verso un'altra; dalla mancanza di fede; dall'illusione di stare meglio compiendo appunto ciò che è male; dall'opporsi all'amore e al bene di Dio; da qualcosa che ci porta a violare i principi morali; dall'incoscienza dell'uomo; dal piacere di compiere il male (sadismo); dalle azioni sbagliate; dalla mancanza di fede e di fratellanza; dalla parte cattiva che è in noi, accanto a quella buona, dall'indole umana portata a fare ciò che è più comodo e più facile; dalle scelte sbagliate dell'uomo, perché è così che il male ha avuto inizio.

Terza domanda: Gesù ci guarisce dal male?

La domanda è stata impostata, in maniera positiva, come possibilità di non restare schiacciati, ma di essere liberati dal male. Ma come Gesù ci guarisce da ciò che tutti hanno avvertito come una forza e una scelta presenti nell'uomo, come la famosa zizzania della parabola di Gesù? Le risposte sono state le seguenti: Gesù ci guarisce dal male attraverso la nostra preghiera (2 risposte in tal senso); insegnandoci il discernimento (per capire che cosa è il bene e che cosa il male) (2); facendoci essere in pace con noi stessi; attraverso delle scelte che ci fanno andare avanti, pensando che Gesù è vicino ogni giorno a ciascuno di noi; con la confessione; lasciando che Dio entri in noi (cioè nella nostra vita); facendoci pensare al suo esempio (un esempio di vita spesa per gli altri); dandoci l'aiuto e spronandoci alle scelte giuste.
[Gruppo al lavoro all'Eremo delle Sarre]

Anche queste sono, al pari delle altre, risposte interessanti. Meritano che vi ritorniamo con il dialogo e l'approfondimento in altri incontri, soprattutto a partire da ciò che Dio ci dice sull'argomento, visto che questa volta siamo stati noi - e abbiamo fatto bene - a dire che cosa pensiamo in una materia che ci tocca, ci segna, sconvolge.

La lettera all'amico o all'amica in realtà era una conferma delle risposte precedenti. In molti casi, anche per il poco tempo rimasto, è stata impostata come incoraggiamento a non scoraggiarsi, a non perdere la fede, "a non cadere nella trappola della depressione". Riporto solo una delle lettere con cui chiudo, ringraziandovi tutti per il buon lavoro fatto e incoraggiandovi a lasciarvi illuminare dalla luce di Gesù e del suo Vangelo. Allora anche se il male farà capolino non solo negli altri, ma in ciascuno di noi, impareremo a smascherarlo ogni giorno e soprattutto impareremo a non cadere nelle sue trappole.

Ecco la lettera, che immaginiamo rivolta a ciascuno di noi: "Spesso le esperienze del male possono colpire una persona a tal punto da non farle vedere più alcuna via d'uscita, ma non è così, perché c'è sempre Qualcuno al fianco di tutti noi, che proprio in quei momenti dovremmo (potremmo) sentire più vicino. Possiamo riuscirci solo avendo fede. E' Qualcuno che può renderci davvero più forti, come invulnerabili". GM

 

 

 
Lettera ad un giovane poeta
di Rainer Maria Rilke

(Giusy Mazzillo)

Rainer Maria Rilke nasce il 4 dicembre 1875 a Praga; il padre è un impiegato delle ferrovie, la madre proviene dall’ambiente borghese benestante di Praga. Rilke è educato e fatto apparire come una bambina fino all’età di cinque anni. Giovanissimo viene avviato alla carriera militare, che ben presto abbandona per dedicarsi agli studi della filosofia e della letteratura presso le università di Praga e di Monaco. Per la sua carriera di scrittore è fondamentale la sua relazione con Lou Andreas Salomè, donna di singolare prestigio intellettuale, di una quindicina d’anni più anziana. Il suo spirito irrequieto lo porta a conoscere in Italia l’eclettico scrittore D’Annunzio. Rilke muore il 26 Dicembre del 1926 di leucemia nella clinica di Valmont sul Lago di Ginevra. Tra il 1903 e il 1908, Franz Kappus, un giovane allievo dell’accademia militare di Wiener inviò a Rilke alcune sue prove poetiche, accompagnandole con una lettera in cui si confidava con lo scrittore.Ebbe inizio così uno scambio di lettere che furono raccolte in un bellissimo libro di insegnamenti spirituali. In queste lettere Rilke invita il giovane ad indagare se veramente lo scrivere sia per lui una necessità e lo invita alla solitudine come maturazione di sé. “Essere artisti vuol dire: non calcolare, maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senza apprensione che l’estate non possa venire.Che l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse davanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri di ogni ansia. Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra i dolori, cui sono riconoscente pazienza è tutto!”.Con questa frase l’autore fa capire al suo amico che essere artisti vuol dire saper essere pazienti e aspettare, poiché non sempre la nostra arte è riconosciuta, ma se sappiamo aspettare, saremo premiati. Se davvero qualcuno merita la gloria, essa verrà, senza che egli l’aspetti, perché è giusto che venga, in quanto gli appartiene. Con un‘altra bellissima frase, Rilke indica al suo caro corrispondente come far chiarezza sui dubbi se dedicarsi o meno al “mestiere” di poeta : “Ricercate la ragione che vi chiama a scrivere: esaminate s’essa estenda le sue radici nel più profondo luogo del vostro cuore, confessatevi se sareste costretto a morire, quando vi si negasse di scrivere.Questo innanzi tutto domandatevi nell’ora più silenziosa della vostra notte: devo io scrivere? Scavate dentro di voi stesso per una profonda risposta. E se questa dovesse suonare consenso, se v’’è concesso affrontare questa grave domanda con un forte e semplice “debbo”, allora edificate la vostra vita secondo questa necessità”. Il libro è una preziosa raccolta di consigli di vita, espressi sotto forma di ammonimenti al giovane poeta. Vale davvero la pena leggerlo perché aiuterà a capire meglio la nostra strada, specialmente per noi giovani che a contatto con il mondo odierno siamo sempre più confusi.Magari ognuno di noi capisse qual’è la sua vera arte, qual è la giusta aspirazione! Sarebbe tutto più semplice, ma del resto, “la vita ha ragione in tutti i casi!”

 

DIZIONARIETTO INFORMATICO /1
(Sergio Tranchino)

Ecco una piccola lezione su alcune parole “strane” che prendono sempre più parte dell’ormai impolverato vocabolario della Crusca (ricordando Pino & Biagio in una nota del Guestbook al nostro sito)…

www=
precisamente è l’abbreviazione di World Wide Web

 GuestBook= letteralmente tradotto sta per Libro Degli Ospiti, ed è proprio questa la sua funzione, cioè il navigatore può lasciare qui la sua firma e il suo commento.

Html=
codice usato per costruire pagine web, che costituiscono i siti internet.

Server=
macchina capace di stabilire una connessione internet tra PC utente e il World Wide Web.

Prendi nota … e non mancare
 

Mercoledì 13 febbraio
Iniziamo insieme la Quaresima:
Convento- Messa con il rito delle ceneri

Domenica 3 marzo
ore 15:30 - Sarre: Incontro del gruppo

Tortora mentre si prepara il tramonto

[Sotto il gelso]

La nicchia della grotta dell'eremita nei pressi di Maratea

Lettera per la Quaresima

Gesù ha detto di pregare nel segreto, perché proprio nel segreto Dio, in quanto Padre, ci avrebbe visto e raggiunto. Quel "pregare nel segreto" vuol dire tante cose. Di certo indica una situazione di solitudine. Ora, ci sono solitudini cercate e solitudini non progettate. Le ultime sono quelle che uno si trova a dover affrontare, a dover non solo gestire, ma anche a dover attraversare. Erano invece solitudini desiderate quelle dei nostri antichi monaci basiliani (vedi Notiziario Puntopace n.0), che trascorrevano buona parte della vita in grotte come quella raffigurata nell'immagine in alto. Si trova nelle colline prima di Maratea, siamo andati a visitarla con il nostro gruppo ed è ancora oggi chiamata "Grotta dell'eremita" o "Grotta dell'uomo vestito di bianco" ("Zu Janku"). Sono visibili una croce e la nicchia allungata, scavata nella pietra, dove il monaco dormiva. Quella sua scelta non lo rendeva né infelice, né ostile. Al contrario, come il suo abito bianco sembrava significare, la sua vita doveva essere luminosa e trasparente. Scendendo nel cuore della terra, abitando appunto nelle grotte, il monaci quasi ascoltavano battere il suo cuore nascosto e sintonizzavano su quel battito il ritmo della loro vita e soprattutto la loro preghiera. Fin lì il Padre li raggiungeva e proprio lì anche Lui era come portato ad ascoltare il cuore di quella terra che ormai si riempiva di preghiere e di canti sommessi, risuonava delle voci degli uomini che abitavano l'intera terra, dei pianti dei bambini e di quanti soffrivano, ma anche del sorriso, della grida di quanti giocavano e gioivano…. Sì, il cuore della terra diventava il cuore segreto del mondo degli uomini e i monaci ora pregavano all'unisono con le voci di tutti e con il ritmo della terra. Ma dicevamo che ci sono anche le solitudini non volute, quelle che comunque bisogna attraversare. I nostri monaci conoscevano anche quella solitudine, la stessa che talvolta ci prende e non ci lascia se non dopo averci fatto soffrire e persino piangere, pur nel nostro remoto segreto, quello che nessuno, dico nessuno, nemmeno chi ci sta più vicino riesce a penetrare. Che dirvi? Anche qui il Padre ci raggiunge, quando al termine di una giornata o in un pomeriggio piovoso, stanchi delle solite stupide trasmissioni televisive, dei soliti discorsi e perfino delle solite chiacchiere con gli amici, ci ritiriamo in noi stessi e forse ci inginocchiamo accanto al nostro tavolo da studio, proprio il nostro tavolo, quello del nostro quotidiano sudore! Se non lo abbiamo ancora fatto, facciamolo! Ne vale davvero la pena! Chi ha provato a lasciare tutto fuori della propria porta e si è ritirato in questa profonda preghiera, che è ascolto del proprio respiro e del battito del proprio cuore, li sente prima o poi come respiro e come cuore del mondo. È l'esperienza autentica della preghiera e dell'essere in sintonia con il mondo. Se lo farai anche tu, vivrai da oggi un'esperienza indimenticabile: parlerai non solo con il Padre, che vede nel segreto, ma con la parte più profonda, con la parte migliore di te, e sarà un'esperienza che trasformerà la tua vita. Buona quaresima allora! d. G. [13/02/02]