Giovanni Mazzillo <info
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L'America di
Bush teme tre suorine
[Articolo tratto da I]l Manifesto 33 (9-04-03) 9]
Un grottesco processo, guidato da un giudice «falco»,
condanna tre suore che avevano preso a martellate un silos di cemento armato per
missili a testata atomica
Le anziane religiose rischiano fino a 30 anni di carcere, anche se i comandi
militari hanno testimoniato per loro. E chiedono a tutti di continuare a
manifestare per la pace
FRANCO PANTARELLI
NEW YORK
«Guilty!». Le tre suorine che erano entrate in un
complesso militare del Colorado prendendo a martellate l'enorme silo di cemento
armato che protegge i missili Minuteman III sono state dichiarate colpevoli da
una giuria composta di sei uomini e sei donne. «Eravamo tutti d'accordo con
loro», ha detto dopo il verdetto Terrah McNellis, la portavoce della giuria. «Nessuno
negli Stati uniti vuole le armi nucleari, ma le proteste devono essere fatte
seguendo le norme di legge». E' ciò che abbiamo fatto, le aveva idealmente
replicato una delle condannate, Carolyn Gilbert, 55 anni, durante la sua
dichiarazione finale: «Secondo la legge internazionale e quella di Dio, noi
siamo innocenti». Del resto, avevano argomentato durante lo svolgimento del
processo, non era stato lo stesso presidente George Bush a dire che bisognava
smantellare le armi di distruzione di massa?
Subito dopo la pronuncia del verdetto, Carolyn e le altre due suore, Ardeth
Platte, 66 anni, che è anche sindaco pro tempore di Saginaw, una
cittadina del Michigan, e Jackie Marie Hudson, 68 anni, di Bremerton, nello
stato di Washington, si sono messe a cantare le lodi del Signore, mentre il
presidente del tribunale Robert Blackburn cercava di ridurle al silenzio
picchiando furiosamente con il suo martelletto come nei film di Hollywood. A un
certo punto loro si sono chetate e hanno «salutato» la giuria, il presidente,
il rappresentante dell'accusa John Suthers e il pubblico volgendosi verso di
loro in lenta successione e facendo ogni volta il segno della croce.
E' stato a quel punto che dal pubblico è partito un grido, «Questo è un
tribunale da operetta! Vergogna!», la cui autrice, Susan Crane, è stata subito
agguantata da due poliziotti e portata fuori.
Secondo la legge i due reati di cui le suore sono state dichiarate colpevoli -
ostruzione della difesa nazionale e danneggiamento della proprietà pubblica -
possono comportare 30 anni di prigione e 250.000 dollari di multa. Il giudice
Blackburn renderà nota la pena antro il 25 luglio ma il rappresentante della
pubblica accusa ha detto di aspettarsi «dai cinque agli otto anni» di
prigione. «Da Blackburn non mi aspetto nessuna clemenza», ha detto più tardi
Ardeth Platte, intervistata per telefono nel carcere da un cronista del Denver
Post. «Conoscevamo benissimo le forze in campo e sapevamo che il potere più
forte era contro di noi», ha aggiunto, ma chiaramente non era di questo che le
premeva parlare di più con l'intervistatore.
«Appena tornate in prigione - ha infatti continuato - abbiamo potuto guardare
la tv che trasmetteva tutte quelle immagini di bambini uccisi in Iraq. Esiste
qualcosa di più sbagliato che gettare bombe su una città e uccidere bambini?
La nostra difesa è tutta qui». Ma lei e le sue sorelle non si ritengono delle
eroine. Sono già sei mesi che sono in prigione ed è «molto, molto duro.
Sappiamo che è la volontà di Dio, ma è molto difficile».
Il commento del loro avvocato Walter Gerash, che durante il processo ha avuto
modo di scontrarsi ripetutamente con il presidente Blackburn, un «duro», è
stato che «la libertà di manifestare il proprio pensiero è la prima perdita
causata da questa guerra». Fra i testimoni a difesa da lui portati c'erano
stati due colonelli del complesso militare «attaccato» dalle suore secondo i
quali la loro azione «non ha mai interferito nella difesa nazionale né tanto
meno con l'operatività dei missili Minutenam III», sicché il carattere
simbolico - e quindi di manifestazione del proprio pensiero - della loro
iniziativa era assolutamente evidente. Il giudice non ne ha tenuto minimamente
conto e lui è «profondamente deluso del modo in cui questo processo è stato
gestito». E' possibile che su quella gestione ci siano degli strascichi, nel
senso che l'avvocato Gerash potrebbe decidere di appellarsi proprio sulla base
del comportamento «improprio» del giudice Blackburn.
Ma per ora la realtà è che questo potente paese - anzi il più potente del
mondo, la cui «dottrina» recentemente anunciata da George Bush è quella di
non permettere mai a nessun altro paese di eguagliarlo - ha mostrato di aver
paura di tre anziane suorine che hanno «combattuto» per tre quarti d'ora una
battaglia contro 120 tonnellate di cemento armato, prendendolo a martellate
senza neanche scalfirlo e «sporcandolo» con le croci che vi hanno disegnato
sopra, servendosi del proprio sangue.
La loro prigionia si prospetta alquanto attiva, comunque. Nella stessa
intervista di cui si diceva, Ardeth Platte ha raccontato che lei e le sue
sorelle sono impegnate a rispondere («è un dovere») alle migliaia di lettere
di solidarietà che hanno ricevuto. «Speriamo che tutta quella gente non smetta
di scendere in piazza e di far sentire la propria voce», dice, e chissà se era
informata di ciò che proprio ieri è accaduto a Oakland, in California, dove
una manifestazione contro la guerra è degenerata in violenza, trenta persona
sono state arrestate e decine di loro hanno mostrato i segni delle pallottole di
gomma sparate dalla polizia. «E tutta colpa loro», ha detto un poliziotto. «Stavano
bloccando il traffico».