Foto di Tom

(13/01/04) E' morto Tom EROE della PACE , di cui avevamo parlato-  vedi nel resto del testo la notizia e

Cf. anche SETTIMANA SANTA TINTA DI ROSSO 
(in memoria di Tom e di Rachel)

 

"Dopo un coma durato otto mesi, è morto Tom Hurndall, il pacifista
britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile 2003,
mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi
di Rafah, nella Striscia di Gaza. L'unica arma di Tom era la sua macchina
fotografica. Per ricordare questo ragazzo e le ragioni che lo hanno portato
a mettere in gioco la sua stessa vita, PeaceLink ha tradotto in italiano un
discorso pubblico di Jocelyn Hurndall, la madre di Tom. Tutti lo possono
ora leggere su http://www.peacelink.it

Tom è un eroe del nostro tempo. Ha pagato con la vita il tentativo di
salvare alcuni bambini, di proteggerli dalle armi da fuoco israeliane.
Bertolt Brecht scrisse che un mondo libero non dovrebbe avere bisogno di
eroi, in quanto tutti dovremmo fare la nostra parte per la giustizia e la
libertà. Tom era uno dei tanti e questo ci conforta. Ci conforta sapere che
nel movimento per la pace le persone di valore come Tom sono presenti in
molte parti del mondo. Tom vive in ognuno di noi quando compiamo un gesto
buono, leale, coraggioso. E in questo senso è un eroe che non ci espropria
di responsabilità ma ci fa compartecipi della causa per cui ha lottato.

Ha detto la madre: "Tom ci chiedeva questo: "di comprendere, per favore,
che non farlo avrebbe significato semplicemente non essere me stesso".
Trovo una grande ispirazione ad immaginare progetti di cooperazione tra
Palestinesi e Israeliani che sviluppino una cultura di tolleranza in cui le
persone si ascoltano, lavorano insieme, si considerano come individui con
abilità e qualità, piuttosto che considerarsi solo come membri di opposte
fazioni secondo una visione ristretta".

Invito tutti gli insegnanti di inglese che leggono questa lettera affinché
facciano conoscere l'esperienza di Tom tramite la traduzione dei testi in
inglese già presenti sul sito della Fondazione che è ora a lui dedicata:
http://www.tomhurndall.co.uk

Dallo sguardo sincero di questo ragazzo di 21 anni venga a tutti i giovani
un invito a cercare sempre nella vita la verità e il coraggio di stare
dalla parte dei più deboli.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink

 

Ciao, Tom. E grazie

Il 13 gennaio, dopo un coma durato otto mesi, e' morto Tom Hurndall, il pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile scorso, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza. L'unica arma di Tom era la sua macchina fotografica. Per ricordare questo ragazzo e le ragioni che lo hanno portato a mettere in gioco la sua stessa vita, PeaceLink ha tradotto in italiano un discorso pubblico di Jocelyn Hurndall, la madre di Tom.

16 gennaio 2004

Tom Hurndall, il pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile 2004, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza.Sono la madre di Tom Hurndall, il giornalista fotografo di 21 anni che e' stato colpito alla testa e ferito gravemente dalle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza l'11 Aprile.

Tom e' stato colpito mentre stava cercando di mettere in salvo dei bambini che giocavano su un cumulo di macerie mentre venivano sparati dei colpi contro di loro.

Tutto questo e' accaduto in piena luce e Tom indossava una giacca arancione fosforescente da attivista, riconosciuta a livello internazionale. Tom ha subito danni cerebrali gravissimi e non c'e' speranza che possa recuperare.

Era un giovane di ferma convinzione, che desiderava affrontare le situazioni e, come lui stesso ha scritto, "procedere al passo successivo". Questo era lo spirito con cui Tom prese parte alla protesta "Stop the War" (Fermate la Guerra) in febbraio, poi si uni' agli Scudi Umani a Bagdad, lavoro' nel campo profughi Al Rweished in Giordania trasportando attrezzature mediche, e infine ando' nei territori occupati nella striscia di Gaza.

Siamo fortunati ad avere i suoi diari-resoconti e centinaia di fotografie scattate in quel periodo.

I suoi diari-resoconti sono un ritratto commovente del viaggio di un giovane coraggioso in cerca della verita'.

Egli era profondamente consapevole dei pericoli, ma ancora piu' forte in lui era il desiderio di vedere di persona il rovescio della medaglia di ogni situazione, e questo era quello che piu' lo caratterizzava. Voleva essere perspicace e allo stesso tempo mantenersi critico su tutto quello che sentiva.

Attraverso le sue fotografie e i suoi scritti, voleva, come lui stesso ha scritto, "fare la differenza".

La bellezza dei suoi scritti sta nel fatto che esprimono apertamente il pensiero e i sentimenti di un giovane informato sulla situazione in Medio Oriente, pur rimanendo scevri dalle limitazioni tipiche di qualsivoglia fede politica.

Tom stava consapevolmente percorrendo la sua strada, che lo portava a separare nettamente la propaganda e le reazioni emotive dai fatti, allo scopo di arrivare a conclusioni ponderate e personali.

Questo coerente percorso mostra perfettamente dove Tom stava tentando di andare, e come, e dove sarebbe effettivamente arrivato.

Il senso piu' profondo del suo credo lo si coglie nell'importanza che lui dava all'essere strettamente in contatto con qualcosa di piu' che non i semplici fatti, per quanto accuratamente riportati. Lui infatti, quando pensava a quale poteva essere l'efficacia del giornalismo di guerra, dava un grande valore a cio' che provano gli altri. Era proprio questo, quel bisogno di essere in contatto con cio' che prova la gente, che lo porto' a credere che un altro modo di trattare la guerra in Iraq era possibile.

Quando la guerra stava per cominciare, Tom scrisse: "Abbiamo guardato avidamente Bush che alle 3 di mattina della notte scorsa dava il suo ultimatum a Bagdad. Era uno di quei momenti che tracciano una linea di demarcazione, che io non dimentichero' mai..e mi domandavo.immaginando se fossi nella parte del mondo che stava per subire quella feroce potenza, che questi diceva sarebbe giunta sulla regione.Mi sembrava di poter sentire tutte insieme le grida dei feriti e dei morenti: risultato di quelle pacate e serene parole che questi aveva pronunciato con tale ponderata determinazione. Sebbene sapessi che era tutto nella mia mente, sembrava cosi ' vero, e per un attimo ogni argomentazione e giustificazione ha abbandonato i miei pensieri. Nella mia mente c'era quiete, e tutto cio' che potevo sentire era il pianto di migliaia di persone. Ho dovuto trattenere le lacrime".

Tom dunque viaggio' fino a Rafah, nella punta meridionale della striscia di Gaza, dove le sue e-mail assunsero un tono diverso, e, nel complesso, di maggiore urgenza.

Scriveva: "Nessuno potrebbe dire che io non sto vedendo cio' che adesso era necessario vedere", tale era il livello di disumanita' e oppressione di cui era testimone.

Ma anche allora lui continuo' a porsi domande, determinato a non giudicare. Anche fino al giorno prima di essere colpito, nella penultima giornata del suo diario-resoconto, Tom fa riferimento alla necessita' di distinguere la propaganda dai fatti. Comunque trovava sempre piu' difficile non essere di parte.

Nelle 7 settimane che abbiamo passato in Israele, quando Tom era all' ospedale, ho incontrato molte altre madri, Israeliane e Palestinesi, che avevano perso I loro figli e le loro figlie. Ho ascoltato molte storie toccanti e personali.

Parlo semplicemente come una di quelle madri: come spieghi a due giovani fratelli affezionatissimi e ad una sorella piu' grande che ci sono persone nel mondo, come Tom, che danno un valore cosi' alto alla vita, che la amano cosi' tanto, che la loro vocazione piu' profonda li porta ad avventurarsi alla ricerca della verita'?

Tom ci chiedeva questo: "di comprendere, per favore, che non farlo avrebbe significato semplicemente non essere me stesso".

Trovo una grande ispirazione ad immaginare progetti di cooperazione tra Palestinesi e Israeliani che sviluppino una cultura di tolleranza in cui le persone si ascoltano, lavorano insieme, si considerano come individui con abilita' e qualita', piuttosto che considerarsi solo come membri di opposte fazioni secondo una visione ristretta.

Recentemente sono andata ad un concerto alla Albert Hall: l'orchestra, piena di talenti, e' stata fondata da Edward Said, che e' morto ieri ed e' la perdita maggiore per la causa dei territori occupati, e Daniel Baremboim, ed e' composta da giovani musicisti israeliani e palestinesi.

Fanno concerti nei paesi arabi allo scopo di diffondere un messaggio rivolto a tutti. Un altro progetto attualmente porta avanti una spedizione tra i ghiacci che coinvolge Palestinesi e Israeliani, una vera sfida, ed e' stata chiamata giustamente "Rompere il Ghiaccio".

Iniziative comuni che si basano sull'uso della musica, della letteratura, del lavoro di gruppo mi sembrano modi efficaci ed umani per aiutare a ricomporre fazioni opposte. Io sono impegnata a trovare un progetto che possa nascere sotto il nome di Tom e dare un contributo a questo tipo di approccio illuminato, creativo e partecipativo.

Tom ha scritto: "Che conseguenze avra' sulla mente di un bambino, crescere in queste condizioni? Non posso immaginare le lacrime che hanno versato e cosa hanno pensato di dover diventare anche solo per sopravvivere".

I nostri stessi bambini sono sensibilizzati e si sentono responsabili di dover fare il possibile- sia che siamo inglesi, americani, iracheni, palestinesi o israeliani.

Tom, come altri prima di lui, ha lasciato le sicurezze del suo paese per documentare le ingiustizie e la disumanita' che hanno luogo nei territori occupati.

Lui voleva comprendere appieno le responsabilita' del suo paese e fare uso della scrittura e della fotografia per tornare a casa con una gran quantita' di storie di persone.

Questo e' il suo contributo, che ci aiuta a percepire e partecipare della realta' della vita nella striscia di Gaza, cosicche' possiamo, a nostra volta, sentire e poi agire.

Note:

Traduzione a cura di Paola Merciai. L'utilizzo di questa versione tradotta e' liberamente consentito citando le fonti (Fondazione Thomas Hurndall/Associazione PeaceLink) e l'autore (Paola Merciai).

Testo originale: http://www.tomhurndall.co.uk/jocelyn-speech.asp

 

Tutte le informazioni sulla vicenda di Tom sono raccolte nel sito della "Fondazione Thomas Hurndall": http://www.tomhurndall.co.uk "

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*“Uomo...non uccidere è male!

     Uomo...siamo simili noi! 

  Uomo...non ferire il Corpo tuo...!”

 

...No nel Nome:"PACE" si può uccidere l'UOMO!    

No nel Nome:"PACE" si dichiara GUERRA! NO !     

No nel Nome:"PACE" si può osare il male…

 No.....No..No ! No.....No..No! No.....No..No!                                             

    "Oh Colomba bianca...insanguinata      

   Oh Colomba Bianca...Martire!"**

   

***(Da: "No nel nome PACE" Per la Pace.

dedicata alla Memoria di Rachel Corrie -pacifista dell'ISM-

  di TOM e di tutti gli attivisti per la Pace...

By:AGNESE Ginocchio-cantautrice e attivista per la Pace)***

     -Pax Christi,Peacelink,Libera,Caserta e prov.-

 

 

 

 

[Tratto da Il Manifesto 33 (12-04-03) 7]

Pacifista inglese ucciso a Gaza
Tom Handoll, 24 anni, inglese, ieri è stato colpito alla testa da un proiettile israeliano mentre faceva scudo con il proprio corpo a un gruppo di bambini che attraversavano la strada a Yebna. Trasportato in diversi ospedali, in serata è stato dichiarato clinicamente morto. E' il terzo pacifista vittima del fuoco militare sui civili palestinesi
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME
Pacifisti sempre più nel mirino dell'esercito israeliano. Per la terza volta in meno di un mese uno «scudo umano» dell'International solidarity movement (Ism) è stato colpito dal fuoco dei soldati israeliani mentre tentava di proteggere i civili palestinesi. Ha avuto ragione purtroppo chi aveva previsto che l'uccisione della giovane pacifista americana Rachel Corrie, il mese scorso, non sarebbe rimasta un fatto isolato. Ieri a Rafah, sul confine tra Gaza e l'Egitto, Tom Handoll, 24 anni, inglese, è stato colpito alla testa da un proiettile israeliano mentre faceva scudo con il proprio corpo a un gruppo di bambini che attraversavano la strada a Yebna, una zona che da alcuni giorni, lamenta la popolazione, è sotto il tiro di cecchini israeliani che tengono a distanza i palestinesi. Le condizioni di Handoll sono apparse subito gravi. Condotto all'ospedale dell'Unrwa prima, poi a quello europeo di Khan Yunis infine in un ospedale israeliano, è stato dichiarato in serata clinicamente morto. Il 16 marzo, sempre a Rafah, Rachel Corrie venne travolta da una gigantesca ruspa militare mentre tentava di impedire la distruzione di una casa palestinese. Una settimana fa invece a Jenin (Cisgiordania) un altro militante dell'Ism, originario degli Stati Uniti, Brian Avery, è stato colpito al volto da un proiettile sparato da un blindato israeliano ed è tuttora ricoverato in un ospedale di Haifa, in condizioni gravi.

Ieri sera l'intero Ism era sconvolto e piangeva la morte di un altro dei suoi attivisti in meno di un mese. E' stato un colpo durissimo, che rischia di mettere in crisi il programma contro la demolizione delle case e di difesa dei civili palestinesi avviato dall'Ism a Rafah. Handoll nei mesi scorsi era stato anche in Iraq in protesta contro l'intervento militare anglo-britannico e poi in Giordania, dove ha lavorato in un campo profughi. Era giunto a Rafah giovedì scorso e si era unito ad altri 9 volontari dell'Ism. Tra questi c'è anche un italiano, Nicola Arboscelli, un «veterano» della zona di Rafah, dove ha contribuito all'inizio dell'anno a stabilire una presenza internazionale permanente nei campi profughi sottoposti alle incursioni continue di mezzi corazzati e bulldozer.

«Da alcuni giorni la popolazione di Yebna protesta per il fuoco dei cecchini e dei mezzi corazzati, alcuni civili sono rimasti feriti, tra cui un ragazzino addirittura mentre era in casa - ci ha raccontato ieri sera Arboscelli - per questo i palestinesi ci hanno chiesto di intensificare la nostra presenza in modo da frenare gli israeliani. Eravamo intenzionati anche a montare una tenda. Ieri mattina, giunti sul posto, abbiamo trovato una tensione fortissima. A certo punto è cominciato il fuoco dei cecchini, Tom ha visto tre bambini in pericolo. E' riuscito a portarne uno al sicuro ma quando è ritornato in strada è stato colpito alla testa. Tom era riconoscibile, perché indossava una giacca arancione dell'Ism, quindi non è stato ucciso da un proiettile vagante ma da un colpo preciso».

Di fronte alle uccisioni di Rachel Corrie e Tom Handoll e al ferimento grave di Avery è intervenuto anche un parlamentare di sinistra - Roman Bronfman (Meretz) - che ha presentato una interpellanza urgente al ministro della difesa Shaul Mofaz affinché chiarisca in quale modo questi pacifisti in pericolo i soldati che sparano senza pensarci due volte.