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RICORDANDO RACHEL CORRIE [Da Pax Christi InformAzioni  6 (2003/3) 16-17]

Rachel Corrie, 23 anni, attivista statunitense impegnata in azioni di interposizione con l'International Solidarity Movement, è stata uccisa dai bulldozer dell'esercito israeliano, mentre tentava di bloccare la demolizione di una casa palestinese. Insieme a lei sono caduti decine, centinaia, migliaia di palestinesi per difendere la loro dignità e i loro diritti in una tragedia che continua inesauribilmente. Di molti loro non si ricorderanno né i nomi né i volti.

Per altre informazioni vedi in memoria di Tom e di Rachel   

 

Funerale di Rachel  portata a spalla da ragazzi palestinesi e avvolta nella bandiera america...

(Peter Bohmer, The Electronic Intifada, 17 Marzo 2003) Peter Bohmer è un professore economista e membro del corpo insegnante dell'Evergreen State College. Dalla fine degli anni 60 ad oggi è sempre stato attivo in movimenti che si sono battuti e si battono per La giustizia sociale e la pace. Ecco quanto ha scritto per ricordare Rachel Corrie pochi giorni dopo la sua uccisione in Palestina.

Rachel Corrie è stata una persona veramente speciale normale e per questo assolutamente straordinaria.

La prima volta che l'ho incontrata è stato quando lei ancora era una studentessa della Lincoln School, nel 1989; era un'amica di mio figlio e giocava nella stessa squadra di basket di mia figlia...

Io e Rachel abbiamo parlato molto insieme nel corso degli ultimi due anni e marciato insieme partecipando a diverse manifestazioni. Lei era una persona gentile e premurosa, capace di indignarsi e farsi scandalizzare dall'oppressione e dall'ingiustizia ovunque queste avvenissero; per questo era diventata molto attiva impegnandosi per la pace e la giustizia sociale.

Rachel era una persona modesta e responsabile, l'anima e il cuore del Movimento per la Pace e la Giustizia di Olympia; molto attiva nel suo opporsi a quella che l'amministrazione americana definisce “la guerra contro il terrore” e più in generale, contro il militarismo statunitense.

Un progetto al quale Rachel ha dedicato tutta se stessa è stato quello di fare diventare l'11 settembre 2002 la giornata contro la guerra in Afghanistan, una giornata di impegno pacifista alla quale riuscì a far aderire moltissimi bambini della scuola elementare.

Non è strano quindi, che domenica 16 marzo, alla veglia organizzata contro la guerra in Iraq e per onorare e ricordare Rachel, abbiano partecipato più di 1000 persone...

Rachel era una persona molto coscienziosa e sempre si preoccupava di unire tra di loro i diversi gruppi e movimenti impegnati per la pace…

Un'altra peculiarità del suo modo di essere, era quella di farsi coinvolgere completamente dalle esigenze della sua comunità anche al di fuori dal suo ambiente di studi o dal suo impegno per la giustizia e per la pace: ad esempio lavorava come volontaria all'ospedale psichiatrico della sua città...

Arrivare ad una vera giustizia per i palestinesi era una tra le cose che le stavano più a cuore: si opponeva alla repressione israeliana e auspicava la nascita di uno stato palestinese. Per Rachel avere a cuore una cosa significava anche impegnarsi in prima persona.

Aveva studiato arabo e poi deciso di andare nella striscia di Gaza. Tra le ragioni che l'hanno spinta a partire c'era la convinzione che fosse importante la presenza di osservatori internazionali in Palestina nel momento dello scoppio della guerra contro l'Iraq, quando anche l'aggressione israeliana avrebbe potuto diventare più intensa.

Rachel era cosciente dei rischi che avrebbe dovuto affrontare andando in Palestina. Ha lasciato Olympia il 18 gennaio e, arrivata a Gaza, ha dedicato tutta se stessa nell'attività di difesa dei diritti umani e nella solidarietà con i palestinesi.

Avrebbe dovuto rientrare ad Olympia in primavera per poter continuare i suoi studi...

Rachel Corrie non tornerà a casa, ma ha lasciato a tutti noi qualcosa di importante su cui riflettere: ciò che ognuno di noi può fare per mantenere viva la sua eredità. Impegnarsi ancora un po' di più di quanto ognuno di noi già non faccia, per opporsi alla guerra e alle ingiustizie nel Medio Oriente, in tutto il mondo e negli Stati Uniti.

Estratto dal diario di Rachel del 7 febbraio scorso concesso dalla famiglia.

Non è questo il mondo in cui tu e papà avete voluto che io entrassi, quando avete deciso di farmi nascere. Non era questo che intendevo, quando guardavo il lago Capital e dicevo: “questo è il vasto mondo e sto arrivando!” Non intendevo dire che stavo arrivando in un mondo in cui potevo vivere una vita comoda, senza alcuno sforzo, vivendo nella completa incoscienza della mia partecipazione a un genocidio.

Sento altre forti esplosioni fuori, lontane, da qualche parte. Quando tornerò dalla Palestina, probabilmente soffrirò di incubi e mi sentirò in colpa per il fatto di non essere qui, ma posso incanalare tutto questo in altro lavoro. Venire qui è stata una delle cose migliori che io abbia mai fatto. E quindi, se sembro impazzita, o se l'esercito israeliano dovesse porre fine alla sua tradizione razzista di non far male ai bianchi, attribuite il motivo semplicemente al fatto che io mi trovo in mezzo a un genocidio, che io anch'io sostengo in maniera indiretta, e del quale il mio governo è in larga misura responsabile. Voglio bene a te e a papà.