Giovanni Mazzillo <info
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I Crocifissi di Oggi, e la Storia
di Ieri
di Gaetano Rocca
“I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero
quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica.
Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a
fondo.”(Gv 19,23)
Sei stato spogliato, o Signore, l’ultima cosa che ti rimaneva addosso, la tua
veste, ti è stata tolta.
Quella veste che un tempo, solo a sfiorarla donava guarigione e fermava ogni
emorragia ora è nelle mani dei soldati, simbolo delle mani insanguinate di tutti
i soldati del mondo.
Come allora guariscici Signore; ferma il flusso di sangue da queste nostre mani,
da soldati di guerra facci diventare facitori di pace.
Era poco cosa, l’abito che indossavi, sobrio e dignitoso al tempo stesso ma era
ancora troppo. Ci volevi insegnare qualcosa!
E sì, quanti sono oggi, o Signore gli “spogliati” della loro stessa dignità,
oltre che dei loro stessi vestiti?
La tua tunica era “tessuta tutta d’un pezzo” e non ebbero il coraggio di
squarciarla, invece oggi o Signore, quanti vedranno ridursi a brandelli i loro
abiti, insieme alle loro stesse carni dai venti di guerra che soffiano sul
mondo?
Si è sempre detto che l’uomo è intelligente, ma se non lo erano i tuoi aguzzini
perché non hanno saputo “intus legere” la tua storia, lo potranno forse essere
gli strumenti micidiali che la letteratura bellica chiama bombe?
In un cammino di spoliazione totale, tu o Signore, rinunciasti anche all’ultimo
vestito che ricopriva la tua pelle abbracciando nudo la croce, ma oggi, a loro,
quell’ultimo abito gli è tolto con la stessa violenza che anche tu sperimentasti
sul talamo nuziale quando abbracciasti l’umanità intera.
Anche loro, o Signore, come Te si presenteranno nudi agli occhi del Padre, ma
non si vergogneranno come ai nostri progenitori, anzi questa sofferenza li
renderà più veri.
Come Te forse anche noi dovremmo rinunciare a qualcosa, forse dovremmo
rinunciare alla stretta logica della politica, dell’egoismo che da sempre
determina le nostre scelte, per aprirci di più alla vita che sgorga dal Tuo
vangelo.
Facci capire che non c’è amore che non sia anche rinuncia!
Un giorno avesti parole dure contro chi usava allungare i filattèri e le vesti,
per lasciarsi ammirare dagli uomini e così coprirsi al Tuo sguardo, al Tuo
volto.
“Uomini non veri”, ci apostrofavi , e Tu quel rimprovero a buon diritto lo
potevi fare, perché nella misura in cui lo pronunciavi, iniziavi per primo a
spogliarti… anche di te stesso.
Noi quelle vesti, forse non li abbiamo più allungate, ma non abbiamo avuto il
coraggio di togliercele del tutto, di presentarci nudi al tuo cospetto.
Aiutaci Tu ad abbandonare tutti gli abiti che ci nascondono ai tuoi occhi; se a
Te, o Signore hanno tolto le vesti, aiutaci a strapparci da dosso le maschere
dell’ipocrisia che ricoprono la nostra vera identità.
Sì, o Signore, a poco a poco dobbiamo far morire nella nostra vita tutto quello
che non è fedeltà alla tua volontà, e questo non ci piace, perché ci spinge a
morire sempre più a noi stessi, ai nostri stessi egoismi, ai nostri stessi
interessi …per donarti tutto.
Ma sei vuoi tutto, o Signore…prendiTi tutto.
Strappa Tu il nostro ultimo vestito, strappaci da dosso le maschere del falso
perbenismo che appiccichiamo sulla nostra identità. Facci riconoscere la verità
delle cose e alle cose facci dare il loro vero nome. Che l’anelito del profeta
sia il nostro stesso anelito, lui gridava: «Quando parlo, devo gridare, devo
proclamare: Violenza! Oppressione!»(Ger 20,8).