da ADISTA - NOTIZIE  23 maggio 2006 - 11:00:01

FUOCO E "SILENZI INCROCIATI" SUL VESCOVO CHE CRITICA LA GUERRA. POLEMICHE DOPO L'OMELIA DI MONS. PLOTTI



 

33396. PISA-ADISTA. Hanno destato feroci critiche le parole pronunciate il 3 maggio scorso dall'arcivescovo di Pisa (e vicepresidente della Cei), mons. Alessandro Plotti, durante l'omelia per le esequie del maggiore Nicola Ciardelli, il parà rimasto ucciso in seguito all'attentato contro le truppe italiane a Nassiriya.
L'arcivescovo, infatti, è stato oggetto del fuoco incrociato di stampa, partiti ed esponenti politici locali e nazionali di centro-destra, che hanno duramente contestato la distinzione fatta da mons. Plotti tra il valore e il senso della morte del maggiore Ciardelli, "caduto innocentemente in un agguato così vigliacco e terrificante", e le logiche perverse della guerra che quella morte hanno provocato. Il discorso dell'arcivescovo di Pisa si era soffermato sul pericolo insito nell'ammettere, se non addirittura giustificare, "che la violenza e il terrorismo possano essere debellati con più raffinate e potenti strategie militari e politiche". "Non è così", ammonisce Plotti: "La conflittualità dilagante diffusa in tutto il mondo, e anche in casa nostra, non farà altro che innescare nuove violenze e nuove intolleranze. Conflittualità – continua mons. Plotti – sempre più gonfiata artificiosamente per la sete di dominio e di potere. Sempre più causata dagli inconciliabili scontri tra popoli ricchi e gente costretta a subire l'arroganza di chi ha troppo e, contrabbandando valori umanitari e libertari, tende a perpetuare situazioni peccaminose di squilibrio economico e sociale, al fine di consolidare il proprio benessere e i propri sporchi traffici". Questa logica, che viene definita da Plotti "iniqua e perversa", sta alla base dell'uccisione dei soldati a Nassiriya. Una logica che, "eliminando gli innocenti, fa spazio alla cultura della morte e della sopraffazione".
Anche se Plotti ha definito Ciardelli un "soldato che offre la vita per la pacificazione di un popolo", il tono dell'omelia del vicepresidente della Cei segna una netta distanza dalle posizioni (espresse per la prima volta in occasione di un altro funerale per le vittime di Nassiriya, quello del novembre 2003, v. Adista n. 86/03) del presidente dei vescovi, il card. Camillo Ruini. E forse anche per questo era inevitabile che scoppiasse il caso.
Quelle di Plotti, sostiene il sottosegretario uscente alla Difesa Francesco Bosi dell'Udc, sono "affermazioni roboanti e sommarie", che "rischiano di stravolgere le ragioni più nobili del sacrificio di una giovane vita". "Intervenire militarmente nelle aree del mondo per impedire più gravi tragedie e immense catastrofi umanitarie - sostiene il sottosegretario - è un dovere imprescindibile di una Nazione civile che sia degna di questo nome". Inoltre, "le dichiarazioni dell'arcivescovo contengono forse un elemento di ambiguità che deriva dalla semplificazione in base alla quale tutti gli interventi armati sarebbero sempre e comunque ‘frutto di una logica iniqua e perversa ispirata ad una sete di potere finalizzata a sporchi traffici'. Evidentemente non è così o comunque non è così sempre. Le generalizzazioni – continua Bosi – sconfinano nella demagogia che è negatrice della verità e come tale iniqua e perversa". Dichiarazioni cui hanno fatto eco quelle del consigliere regionale della Lega Nord, Virgilio Luvisotti: "Quando ho sentito le parole di Plotti, pronunciate durante un funerale, mi è corso un brivido sulla schiena: concetti e parole degne della peggiore propaganda di sinistra". Sulla stessa scia anche il commento di Diego Petrucci, consigliere comunale di An: "l'arcivescovo dovrebbe smettere di fare politica. Tanto più che si accompagna a forze che hanno fatto dell'intolleranza, della prevaricazione e dell'aggressione dell'avversario la loro bandiera. Forse dovrebbe dimettersi da uomo di Chiesa e candidarsi con il centrosinistra".
All'interno del mondo ecclesiastico l'omelia dell'arcivescovo è stata accolta da un imbarazzato silenzio. Niente su Sir e Radio Vaticana, l'Avvenire (4/5) ha "addomesticato" l'omelia, evitando di riportare i passaggi più spinosi. Ma di fronte agli attacchi della stampa (La Nazione) e del mondo politico, l'Azione Cattolica diocesana ha preso pubblicamente le difese dell'arcive-scovo (che aveva peraltro chiesto al Consiglio presbiteriale di non prendere posizioni ufficiali per non "favorire polemiche di bassa lega"). In un comunicato, l'assistente don Stefano Serafini e la presidente diocesana Annamaria Catarsi affermano che nelle parole del vescovo non c'era "nessuna mancanza di rispetto verso Nicola Ciardelli, e verso i suoi familiari". "Le parole di denuncia, altrettanto cristiane ed evangeliche, colpiscono invece chi le guerre le vuole, perché qualcuno le vuole, e chi le alimenta. Ma questo non sfiora neppure Nicola, semmai i tanti signori della guerra che magari neanche sanno maneggiare le armi, ma sanno seminare parole di odio e di scontro". "Mons. Alessando Plotti ha semplicemente parlato il linguaggio di Cristo, del quale in questa nostra Chiesa pisana è custode ed annunciatore".
Un articolo, non firmato, a difesa del vescovo è apparso anche su Vita Nova (14/5), notiziario diocesano annesso al settimanale regionale Toscana Oggi: la costruzione quotidiana della pace "che non può prescindere dall'equa distribuzione dei beni della Terra all'intera famiglia umana" è tra i "cardini della dottrina sociale della Chiesa". Per questo, il giudizio sull'operato di un vescovo non può essere dato "sulla base di coordinate culturali ‘altre' dai valori evangelici, né tanto meno pensando alla consonanza o difformità dai programmi della propria ‘parte'". "Quando si stanno ormai per compiere venti anni di servizio pastorale di mons. Alessandro Plotti alla Chiesa pisana, addolora constatare che qualcuno non ha ancora capito il cuore del nostro pastore, la sua passione per incontrare tutti e annunciare nient'altro che il Vangelo, il suo impegno per costruire una Chiesa che sappia portare il lievito di Cristo dentro la pasta del mondo".