Piterà di Catanzaro  05/02/2008

Incontro con la comunità parrocchiale "Madonna di Lourdes"
 

Traccia della riflessione di d. Giovanni Mazzillo

 

Maria, Discepola e Madre

 

"E venne lei, pronta a dar frutto, / Timidamente bella, /Ancella visitata e amata, /Di strade innumerevoli fiorente /Nel suo nascondimento /Tutta raccolta nel suo grembo /Ricolma di quell'Uno / Sì da illuminare migliaia di migliaia / Come vite carica di frutti".

Con queste parole, dense di commosso stupore, viene salutata Maria in un libro, poco conosciuto in Italia e che penso non sia stato nemmeno interamente tradotto: Il libro della vita del monaco di Rainer Maria Rilke[1].

Tralasciando tutti gli altri motivi, pur ugualmente interessanti che qui affiorano, vorrei soffermarmi innanzi tutto su ciò che accomuna Maria con Gesù, rispettivamente alla sua sequela, cioè al suo discepolato di Cristo, perché ritengo che sia determinante per comprendere l'importanza della figura di Maria per noi tutti.

Ciò ci aiuta a riflettere su Maria come la prima cristiana e, per questo motivo, come modello della Chiesa. In lei la Chiesa ritrova sempre il cammino della sequela, anche nei momenti peggiori della sua storia e allorquando le tentazioni, che non furono risparmiate nemmeno a Gesù, si riaffaciano prepotentemente. In Maria ritroviamo tutti l’angusto sentiero delle Beatitudini, conformando le nostre scelte e la nostra vita a quelle di Cristo. In lei infatti fioriscono le innumerevoli strade, di cui poetava Rilke, ma fiorisce sempre con nuovo vigore e particolare intensità la sequela che ci accomuna a Cristo e ai sofferenti della terra.

1) La "prima" cristiana nella logica del Vangelo

Parlando di "primi", non dobbiamo dimenticare, nemmeno nel caso di Maria, il paradosso evangelico del primo che deve farsi ultimo e dell'ultimo che diventa il primo. Il Vangelo ha infatti la sua logica, che contrasta con la logica comune.

Il primo è colui che va innanzi, ma non per raccogliere trionfi e per protagonismo, ma per incoraggiare i suoi fratelli, perché ha creduto più degli altri a chi è passato prima di tutti noi, dicendo: "chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo la salverà" (Mc 8,35).

In queste parole è nascosta la chiave di questo primato di Maria che possiamo sintetizzare come esemplarità nell’ascolto della Parola di Dio, nella sequela di Cristo e nel sostegno dato agli altri condiscepoli.

Tutto ciò che il Vangelo ritiene essenziale per il discepolo del Signore, lo ritroviamo puntualmente ed esemplarmente in Maria. La prima caratteristica del discepolo, quella senza della quale non sussistono le altre è l'ascolto: l'ascolto di Dio che parla, anche se è un ascolto che non tralascia nessuno dei luoghi che Dio ha scelto per manifestarsi: la sua Parola scritta, la storia, gli uomini, e, tra questi, in primo luogo gli umili e i poveri.

Maria di Nazareth è la donna che sa ascoltare queste voci, perché in lei è presente la capacità di ascolto di un popolo, il Popolo di Dio che era nato dall’ascolto, da una "con-vocazione", e che per questo si chiamava qeal Jahvè, assemblea convocata.Perciò il vangelo ce la presenta innanzi tutto come donna che ascolta e accoglie la Parola di Dio, una parola che per lei è vocazione ad un'esistenza singolare e difficile e che tuttavia lei accetta come serva di Jahvè, lei che rappresenta tutto l'Israele che sa ancora ascoltare, perché crede alle profezie e sa di non avere altri padroni all'infuori di Dio: "sono la serva del Signore"(Lc 1,38), come a dire: «Non ho altri padroni; nemmeno Giuseppe, nemmeno i miei parenti, nemmeno qualsivoglia autorità può reggere al confronto con te, che sei l'unico e il solo. Ho soltanto te come mio Signore». In questo modo Maria vive il primo e fondamentale comandamento quello del non avere altro Dio all’infuori di Jahvè. Per questa ragione è modello dell’antico e del nuovo Israele. È modello di un’ecclesia che nasce e si rinnova nel riconoscere un solo Signore, quello che l'ha creata e l'ha amata e continuamente la sostiene e la nutre, con la sua Parola e con le sue gesta salvifiche.

In questo modo Maria è immagine e modello della Chiesa, anche perché, forte di quella Parola e dell’unica signoria di Dio, sa vincere la tentazione dell’adorare altri all'infuori di lui: il potere e il denaro, il pane e il prestigio. Come Gesù e alla scuola di lui, Maria insegna al Popolo di Dio che"non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esca dalla bocca di Dio", ciò che vale sia per l'antica che per il nuova alleanza, per l’intero qeal Jahvè (Dt 8,7;Mt 4,4)

Il discepolato non consiste solo nell'aver risposto una sola volta a Dio che chiamava, ma anche nella riflessione e nella riattualizzazione della sua Parola. Anche in questo Maria è esemplare; lei, che di fronte agli avvenimenti, alle parole degli uomini e all'avverarsi delle parole profetiche "da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 1,19).

Gesù pensa certamente a questo suo atteggiamento fondamentale e lo mette in risalto, ripondendo a chi riteneva fortunata sua madre solo perché lo aveva generato e allattato. Proclama in questo modo la prima e basilare beatitudine, quella sulla quale si reggono tutte le altre: "Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11,2).

Maria è la prima discepola, perché ha vissuto fino in fondo in quest'atteggiamento spirituale ed esistenziale ed ha potuto perciò realizzare tutte le beatitudini proclamate dal Figlio. Anche scorrendo semplicemente l'elenco che ne fa Matteo, appare chiaramente che proprio lei, la Madre di Gesù, va innanzi a noi perché vive interamente nella logica del proclama della Montagna.

La sua povertà è effettiva e non solo affettiva, come è reale la sua fame e sete di giustizia, proprio lei che nell'alveo di tutto il popolo di Dio invoca la giustizia, con il Magnificat, ed opera per essa con tutta la sua vita. Reali e documentati anche se appena per accenni, sono nel vangelo, la sua mitezza e il suo atteggiamento benevolo e misericordioso. Basta ripensare alle scene della natività o a quella delle nozze di Cana, alla prodigalità con la quale soccorre la cugina anziana e alla lode alla misericordia di Dio da lei elevata nel Magnificat.

La sua purezza di cuore accompagna costantemente l'ascolto della Parola di Dio e la sua invocazione per una pace che sia nell'ottica di Dio e secondo le sue promesse: la venuta di un Regno dove non ci sia arroganza e prepotenza, ma ci sia l'effettivo riconoscimento dei diritti dei poveri e dei diseredati, perché Dio "ha rovesciato i potenti dai troni ed ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi" (Lc 1,52-53). Per questo motivo Maria è fattivamente alla ricerca della pace e costruisce la pace insieme con il Figlio e, proprio per questo, è perseguitata con lui fin da quando Gesù è ancora in fasce. Portando il figlio oltre il deserto, per sottrarlo alla furia omicida dell’Erode di turno della storia, Maria rappresenta la Madre che ha sempre cura dei suoi figli, ha cura della Chiesa, di cui è immagine, mentre va nel deserto perché sia al riparo, lontano dall'enorme drago, il male menzognero e il potere devastante che l'insidiano e la incalzano (Ap 12, 1-6).

Tutto il cammino di Maria è improntato alle beatitudini ed è per questa ragione che lei va innanzi al popolo di Dio, sostenendolo e incoraggiandolo, lei che "sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore[2].

2) Madre e sorella nella sequela di Cristo

Quello della Chiesa è un cammino che si colloca tra l'effusione dello Spirito Santo e il glorioso compimento della Parusia del Signore, come ci ricorda il Concilio[3]. Come già quello di Maria, è un cammino difficile ed aspro, anche se ha una meta luminosa davanti a sé: "perché il Popolo di Dio, attraverso la via della croce, che è angusta, possa dovunque diffondere il regno di Cristo, signore e osservatore dei secoli e preparare la strada della sua venuta"[4].

Dal presepio alla croce,la vita di Maria ha già segnato questo cammino,tracciandolo innanzi al Popolo di Dio. Proprio lei ha percorso, così facendo, il terreno impervio degli umili e dei poveri, così come cantano le Comunità ecclesiali di base del Brasile, per le quali Maria è da invocarsi come Madre della liberazione. È una liberazione "a caro prezzo", come già la Grazia, di cui parlava un altro testimone, in Europa, Bonhoeffer, una liberazione ottenuta e sempre da ottenere sulle tracce di Cristo a Redentore-Liberatore, spingendosi, come lei e con lei, fin sotto la croce. Con molta chiarezza ed espressività ritroviamo questo pensiero in uno dei documenti ufficiali dell'Episcopato Latinoamericano, che parlano di Maria in questi termini: "È la discepola perfetta che si apre alla parola lasciandosi penetrare dal suo dinamismo. Quando non la comprende e ne rimane sorpresa, non la rifiuta,non la mette da parte: la medita serbandola nel suo cuore (...). E quando essa le suona dura all'orecchio, Maria persevera fiduciosamente nel dialogo di fede con il Dio che le parla: così nella scena del ritrovamento di Gesù nel tempio, e a Cana quando suo Figlio respinge al'inizio la supplica che Lei gli rivolge (Gv 2,4,). Fede che la spinge a salire il Calvario e ad associarsi alla croce, come all'unico albero della vita. Mediante la sua fede, essa è la Vergine fedele, in cui si compie la beatitudine più importante: Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)"[5].

Al termine di quel suo doloroso cammino, Maria è diventata nostra Madre. L'evangelista Giovanni ce la presenta in piedi sotto la croce di Gesù in silenziosa adorazione di un mistero di indicibile sofferenza, che si consumava sotto i suoi occhi. Questa sua fede tenace e la sua dimostrazione di un amore che vince ogni ostacolo e che si rende presente anche in un momento di inaudito dolore per lei, non può lasciare insensibile il Figlio. Gesù ha per lei le sue ultime parole, mentre la affida all'unico discepolo lì presente, affidandola a tutti i suoi discepoli, ed affida nello stesso tempo lui e loro a colei che aveva come la più cara delle creature in terra: sua Madre.

A buon diritto, Maria si trova tra i discepoli che aspettano l’adempimento della promessa dello Spirito Santo e che viene effettivamente ricevuto nel cenacolo. Egli scende su quanti hanno assecondato l’invito alla sequela. Tra i seguaci di Gesù c'era sicuramente Maria, come ricordava Giovanni Paolo II: «Non aveva dichiarato fin dall’inizio:'sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”? (...). Maria madre diventava così, in un certo senso, la prima discepola di suo Figlio,la prima alla quale egli sembrava dire: “Seguimi”, ancor prima di rivolgere questa chiamata agli apostoli o a chiunque altro»[6].

3) Maria insegna alla Chiesa la solidarietà

Nella prospettiva fin qui abbozzata, Maria appare come discepola di Cristo e maestra di solidarietà. Ripensiamo a Maria come ad un esempio vivente di solidarietà. A quanto si è già detto sulla sua disponibilità nei confronti di Elisabetta, sulla vicinanza al gruppo dei discepoli e sulla coscienza di solidale appartenenza al Popolo di Dio, occorre aggiungere che la solidarietà illumina ulteriormente la figura di Maria fino a sfociare nel tema dibattuto della sua “mediazione”.

Tenendo infatti saldamente presente che il vero, unico Mediatore è Cristo e che tutto il resto è subordinato a questa sua fondamentale mediazione tra Dio e l'uomo, la mediazione di Maria, cui lo stesso Vaticano II fa cenno[7], potrebbe essere intesa nella prospettiva di una solidarietà profonda e intensa,sia con l'uomo che con il Figlio. Sorella dell'uomo e Madre di Cristo, Maria era stata chiamata a buon diritto da Paolo VI anche Madre della Chiesa[8], perché la Chiesa è il corpo di Cristo. Per questa stessa ragione, Maria è sicuramente anche Madre di ogni uomo. Pur tuttavia possiamo considerare la sua vicinanza a noi, la condivisione di una sorte che l'ha accomunata a noi, chiamandola con l'appellativo di "sorella". Tutto infatti lei ha condiviso con noi: la ricerca di giustizia e la ricerca del Cristo, magistralmente espressa da Luca nella scena dello smarrimento di Gesù dodicenne, una ricerca, si badi, che allude a quella che va al di là della morte, visto che Gesù è ritrovato,come nella Pasqua, solo dopo tre giorni (Lc 2,41-51).

Maria è solidale con la sofferenza dei poveri della terra, come si è già visto, perché tra gli anawim Jahvè è colei che più di ogni altro ne ha rappresentato la purezza di spirito e l'indomita volontà di riscatto e di liberazione. Ma è solidale anche con ciò che in noi resta nella problematica caducità della materia. La sua assunzione nel corpo conferma che anche il corpo, sì la stessa materia, è destinata alla gloria, come del resto attesta Paolo ai Romani (c.8) e come professiamo nel credo, ogni domenica.

Si tratta di una solidarietà che faceva scrivere a Giovanni Paolo II che "la materna sollecitudine (di Maria) si interessa degli aspetti personali e sociali della vita degli uomini sulla terra"[9].

Ma è anche una solidarietà che ha uno sbocco, perché va al di là della pura condivisione dei problemi e delle ansie umane. Essendo già nella sfera di Dio, nella redenzione pienamente realizzata, la sua solidarietà ci trascina fuori del tunnel nel quale ci dibattiamo e soffriamo presentendo, ma non scorgendo ancora la luce. Lei che ci guida quasi per mano, ci indica la meta e ci sostiene perché sempre ancora possiamo con gioia corrervi incontro.

4) Regina dei poveri e Madre della liberazione

Maria di Nazareth è la nostra madre, oltre ad essere la Madre del Signore, anche per la sua fame e sete di giustizia, perciè è, come dicevamo “regina dei poveri” e “madre della liberazione”.  Sono titoli esagerati? Certamente no, se solo pensiamo al suo canto del Magnificat, quell’inno meraviglioso che esprime la certezza che Dio è al fianco degli oppressi e non degli oppressori, dei diseredati della terra e non dei potenti del mondo.  Le sue parole non lasciano adito ad alcun dubbio. Con la forza dei grandi profeti e l’entusiamo convinto di chi sa scorgere l’opera invisibile di Dio nella trama visibile della storia umana, Maria ringrazia Dio che "ha rovesciato i potenti dai troni ed ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi" (Lc 1,52-53). No, non si tratta di un puro rovesciamento di posizioni, che crea nuovi ricchi e nuovi poveri, ribaltandone semplicemente la collocazione.  Maria vuol dire molto di più. Esprime la sua convinzione che il Regno di Dio, che Gesù sta per inaugurare sulla terra, parte proprio da poveri e accompagna la loro crescita, come crescita umana e spirituale insieme, come maturazione religiosa e sociale nello stesso tempo. Dio è visto da Maria come un padre che vuole il progresso dei suoi figli, a partire dai più indigenti.  Non c’è nessuna possibilità o non c’è posto alcuno per i ricchi allora? Dire così sarebbe ugualmente sbagliato, com’è sbagliato dire che davanti a Dio conta solo il valore spirituale degli uomini. Anche i ricchi possono entrare nel Regno di Dio e farne parte, se, ponendosi il problema dell’abbondanza dei loro beni, hanno tanto a cuore la sorte degli infelici, da condividere quegli stessi beni con quanti ne sono sprovvisti.  Solo facendo così, si metteranno realmente sulla scia di Gesù, che da ricco che era si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà (cfr. 2Cor 8,9).   È questa la via maestra indicata da Gesù anche nella proclamazione delle beatitudini, che cominciano appunto con le parole «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete» (Lc 6,20-21), e che successivamente affermano «Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete (Lc 6,25-25).

Il Magnificat di Maria non è che l’anticipazione di ciò che suo figlio dirà nel resto del Vangelo. È una grandiosa sintesi di fede e di speranza in quel Dio che ha operato cose grandi, a cominciare da lei, donna semplice e capace di grandi slanci, figura umile e forte nello stesso tempo. Invocarla e guardare a lei significa prendere sul serio le sue parole, che sono un’eco della stessa Parola di Dio. Credere in questa Parola tra le tante parole pronunciate e udite sulla terra significa, a nostra volta, cominciare ad entrare nell’ottica di Dio e pertanto cominciare a condividere il suo progetto, collaborando, per la nostra povera parte terrena, alla sua realizzazione.

 

 


 

[1] Si tratta del "primo libro" intitolato Das Buch vom mönschlichen Leben, in: R.M.RILKE. Das Stundenbuch (Il libro delle ore), Insel Taschenbuch, Frankfurt/M. 1972, 28. La traduzione è mia.

[2] Lumen Gentium, 68.

[3] Ivi, 2.

[4] Ad Gentes, 1; cfr. Eccli. 36,19.

[5] PUEBLA, L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina, Ed. EMI, Bologna 1979, n. 296.

[6] Redemptoris Mater, n.20.

[7] Lumen Gentium, 62, cfr. nota 7, cfr. anche S.DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Ed. Monfortane, Roma 1987,108 ss.

[8] Maria è proclamata Mater Ecclesiae nel Discorso di chiusura della terza sessione del Concilio vaticano II,21.11.1964 da Paolo VI, che supera la discussione conciliare, che sembrava segnare il passo, perché caduta in problemi più di carattere logico, che teologico. Cfr. S. DE FIORES, ivi, 171 ss.

[9] Sollicitudo Rei Socialis, 49.