Lettera per la quaresima 2002
Gesù ha detto di pregare nel segreto, perché proprio nel segreto Dio, in quanto
Padre, ci avrebbe visto e raggiunto. Quel "pregare nel segreto" vuol dire tante
cose. Di certo indica una situazione di solitudine. Ora, ci sono solitudini
cercate e solitudini non progettate. Le ultime sono quelle che uno si trova
a dover affrontare, a dover non solo gestire, ma anche a dover attraversare.
Erano invece solitudini desiderate quelle dei nostri antichi monaci basiliani
(vedi Notiziario Puntopace n.0), che trascorrevano buona parte della vita in
grotte come quella raffigurata nell'immagine in alto. Si trova nelle colline
prima di Maratea, siamo andati a visitarla con il nostro gruppo ed è ancora
oggi chiamata "Grotta dell'eremita" o "Grotta dell'uomo vestito di bianco" ("Zu
Janku"). Sono visibili una croce e la nicchia allungata, scavata nella pietra,
dove il monaco dormiva. Quella sua scelta non lo rendeva né infelice, né ostile.
Al contrario, come il suo abito bianco sembrava significare, la sua vita doveva
essere luminosa e trasparente. Scendendo nel cuore della terra, abitando appunto
nelle grotte, il monaci quasi ascoltavano battere il suo cuore nascosto e sintonizzavano
su quel battito il ritmo della loro vita e soprattutto la loro preghiera. Fin
lì il Padre li raggiungeva e proprio lì anche Lui era come portato ad ascoltare
il cuore di quella terra che ormai si riempiva di preghiere e di canti sommessi,
risuonava delle voci degli uomini che abitavano l'intera terra, dei pianti dei
bambini e di quanti soffrivano, ma anche del sorriso, della grida di quanti
giocavano e gioivano…. Sì, il cuore della terra diventava il cuore segreto
del mondo degli uomini e i monaci ora pregavano all'unisono con le voci di tutti
e con il ritmo della terra. Ma dicevamo che ci sono anche le solitudini non
volute, quelle che comunque bisogna attraversare. I nostri monaci conoscevano
anche quella solitudine, la stessa che talvolta ci prende e non ci lascia se
non dopo averci fatto soffrire e persino piangere, pur nel nostro remoto segreto,
quello che nessuno, dico nessuno, nemmeno chi ci sta più vicino riesce a penetrare.
Che dirvi? Anche qui il Padre ci raggiunge, quando al termine di una giornata
o in un pomeriggio piovoso, stanchi delle solite stupide trasmissioni televisive,
dei soliti discorsi e perfino delle solite chiacchiere con gli amici, ci ritiriamo
in noi stessi e forse ci inginocchiamo accanto al nostro tavolo da studio, proprio
il nostro tavolo, quello del nostro quotidiano sudore! Se non lo abbiamo ancora
fatto, facciamolo! Ne vale davvero la pena! Chi ha provato a lasciare tutto
fuori della propria porta e si è ritirato in questa profonda preghiera, che
è ascolto del proprio respiro e del battito del proprio cuore, li sente prima
o poi come respiro e come cuore del mondo. È l'esperienza autentica della preghiera
e dell'essere in sintonia con il mondo. Se lo farai anche tu, vivrai da oggi
un'esperienza indimenticabile: parlerai non solo con il Padre, che vede nel
segreto, ma con la parte più profonda, con la parte migliore di te, e sarà un'esperienza
che trasformerà la tua vita.
Buona quaresima allora! Tuo G. Mazzillo[13/02/02]