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La 3^ domenica di quaresima ci invita in maniera molto decisa alla conversione. È soprattutto Gesù che si rivolge a noi in maniera impellente, con le parole «se non  vi  convertite, perirete tutti allo stesso modo». In che modo? Nei due esempi storici evocati (la torre che frana su ignari passanti e il sangue dei Galilei fatto versare da Pilato nel tempio) l’accento è posto sul ripetuto “perirete” (apoleisthe), che significa perire e perdersi.  Il rischio è appunto di perdersi, come si perde l’albero infruttuoso dietro la chioma rigogliosa delle sue tante foglie senza frutti, come potremmo perderci noi dietro una miriade di discorsi senza convinzione e di celebrazioni senza vita. Come l’albero abbiamo, tuttavia, ancora un’opportunità: utilizziamola e da alberi infruttuosi ci trasformeremo in roveti che ardono d’amore, come quello dal quale Dio fa udire a Mosè la sua voce.  

3^ Domenica di Quaresima (C)

Dio tu bruci tra le spine
della nostra oppressione,
ed esigi che ci alziamo per la liberazione,
perché, sai, anche noi siamo oppressi,
oltre che oppressori,
oppressi dalla nostra smania
di potere e di stupida affermazione di noi stessi
senza curarci di quanti non hanno
nemmeno l’essenziale: il minimo per vivere.
Sicché noi forse senza saperlo o senza volerlo, continuiamo a reggere un mondo ingiusto
con nuovi faraoni e nuove schiere di servi:
quelli si chiamano potenti,
eserciti  e multinazionali
monete forti e signori delle comunicazioni
e questi sono poveri e migranti, disoccupati
e non garantiti da nulla e da nessuno.
Ci afferri il sacro fuoco che ha riscaldato
il cuore di Mosé e ci faccia osare cammini nuovi
sui quali tentare una nuova parabola
di solidarietà e di liberazione. Amen! (GM/14/03/04)

Vangelo secondo Luca (13,1-9)

<<In quel tempo  si  presentarono  alcuni  a  riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva  mescolato  con  quello  dei  loro sacrifici. Prendendo la  parola,  Gesù  rispose:  «Credete   che  quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi  dico,  ma  se  non  vi  convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più  colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse  anche  questa parabola: «Un tale  aveva  un  fico piantato nella vigna  e  venne  a  cercarvi  frutti,  ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco,  son  tre  anni  che  vengo a cercare frutti su questo  fico,  ma  non  ne  trovo.  Taglialo.   Perché  deve sfruttare il terreno?  Ma  quegli  rispose:  Padrone,  lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai»>>.    

 

Libro dell'Esodo (3,1-8.13-15)

<<[Mosè]  guardò ed  ecco:  il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava … Il Signore … disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di  Isacco, il Dio di Giacobbe».  Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare  verso  Dio. Il Signore disse: «Ho  osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi  sorveglianti;  conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano  dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre  latte  e  miele»>>.