Se dalla settimana scorsa a qualcuno di noi fosse rimasto ancora il dubbio, che cosa voglia dire aver fede quanto un granello di senapa, il Vangelo di questa domenica sembra rispondere con un esempio bene preciso: quello di uno dei dieci lebbrosi guariti, l’unico che torna sui suoi passi per ringraziare Gesù. A lui il Signore risponde «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!». Salvato allora due volte: dalla malattia del corpo e da quell’altra invisibile, ma ugualmente ripugnante malattia che si chiama con tanti nomi, ma dei quali due sono i più comuni: egoismo e ingratitudine. È anche vero che il grande bisogno, al pari delle più coinvolgenti emozioni, fa scattare il corto circuito del pensare solo a se stessi e dell’essere infelici o felici da soli. Ma in fondo è proprio questa la seconda malattia, dalla quale può salvarci solo una fede che guarda verso l’alto e verso gli altri. | |
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28^ Domenica dell’anno (c) In ogni gruppo
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Vangelo di Luca 17,11-19 <<Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!">>. |