Pentecoste 2008
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È un luogo chiuso quello della sera di Pasqua e così quello del mattino della Pentecoste, dove si trovavano persone incupite nella loro paura, che a poco a poco era diventata trepidazione e poi attesa. È lo scenario presentato dal Vangelo e dalla prima lettura. Nell’uno e nell’altro caso una Presenza improvvisa squarcia il silenzio: è il saluto della pace, prima, e, poi, il fragore improvviso che riempie la casa. È comunque sempre la Presenza di Colui che trasforma l’inquietudine in rassicurazione e l’attesa in investitura: occorre annunciare l’esperienza avuta con Gesù, occorre diffondere la riconciliazione e la pace. Nulla può essere trattenuto per sé: le parole e gli avvenimenti di Cristo devono essere portati a tutti e narrati in tutte le lingue. La missione è fuoco: fuoco che consuma ogni residuale resistenza e fuoco che spinge ad uscire dal chiuso, per andare verso gli estremi confini della terra. È questa la Pentecoste dei primi discepoli, ma è anche la nostra Pentecoste. È l’invito rinnovato e l’energia ridonata, perché portiamo dappertutto una di quelle scintille di fuoco, che a differenza di quelle di ogni falò, che illumina una sola notte, continuino a brillare sempre e in ogni angolo della terra.
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L'immagine è la foto di un falò che illumina la notte della festa di San Giuseppe a Pizinno di Tortora. |
PREGHIERA
Un fuoco robusto risplende oggi,
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Vangelo secondo Giovanni (20,19-23) <<La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»>>.
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